mercoledì, maggio 31, 2006

I titoli del numero 2

Ecco i titoli del numero 2 che presto sarà in circolazione:

Pag 1e2: IL 9 E IL 10 MAGGIO SI SONO SVOLTE LE ELEZIONI PER I RAPPRESENTANTI NEI CORSI DI STUDIO: la parola a Ateneo Studenti, Collettivi studenteschi, Azione universitaria e Sinistra Per...

Pag3: RIDATECI IL CALCIO! Dopo la vicenda Moggi anche il Mondiale avrà tutto un altro sapore (di Antonio Boldri)

Pag3: "AMO UOMINI E BESTIE DELLO STESSO AMORE": La favola di Mango (di Michela Ottaggio)

Pag4: Bestiario Letterario. FRANCESCO GUCCINI, PROFESSIONE: LETTORE (di Maria Serena Serra)

Pag4: Ce la cantiamo e ce la suoniamo un po'... LE VOSTRE IMPRESSIONI SU L'ORA D'ARIA (di Gabriele Allidi)

Pag5: Resoconto di Viaggio: Tutte le strade dell'India (di Marina Colombini)

Pag5: LA BLOG REVOLUTION. Come cambia il mondo dell'informazione (di Luca De Vito)

Pag6: [FANTÔMAS]: DELIRIUM LIVE. La band di Mike Patton in concerto a Bologna (di Margherita Cortopassi)

Pag6: AMARCORD: "STORIA DI UN IMPIEGATO" DI FABRIZIO DE ANDRE' (di Damiano Moscatelli)

Pag7: Julio Medem: la creatività targata Spagna. "Lucia e il sesso o l’isola che non c’è" (di Stefania Gandolfo)

Pag7: LETTERATURA E CINEMA - DOPO CHINASKI SULLO SCHERMO ANCHE BANDINI (di Patrick Poini)

Pag8: Cinque nuove Poesie per il nostro Lector in Fabula²

mercoledì, maggio 24, 2006

Inedito!

"L’ultima volta” di Orlando

Il 14 dicembre 2005, davanti alla consueta massa di 130-140 studenti, il professor Francesco Orlando ha tenuto la sua ultima lezione dopo tanti anni di carriera negli atenei delle università italiane. Pur puntualizzando più volte durante il corso di Teoria della letteratura che quello sarebbe stato il suo ultimo anno di insegnamento, il professore ha evitato di sottolinearlo durante l’ultima lezione. Nonostante ciò i “suoi” numerosi studenti non si sono dimenticati di questo dato di fatto e attendevano con fibrillazione la lezione del 14 dicembre principalmente per due motivi: sicuramente per vedere concludersi l’affascinante corso sul soprannaturale di quest’anno accademico, ma anche, e soprattutto, per assistere alle reazioni che avrebbe avuto il docente al momento cruciale della fine delle due ore di spiegazione. C’era addirittura chi, prima dell’inizio della lezione, tentava di organizzare quote di scommesse su cosa avrebbe fatto Orlando… Ovviamente c’era un sottofondo scherzoso in tutto questo, ma quell’aula era realmente in preda di un clima di attesa. Attesa che è cresciuta man mano che l’orario è stato sempre più vicino alle 17.45. E alla fine quando il professor Orlando ha chiuso la sua lezione con un teatrale, nel senso buono del termine, “Andate con Dio”, la folla è rimasta per un attimo chiusa nel silenzio, dopodiché si è sciolta in un lungo applauso spontaneo, senza che ci fossero stati accordi di sorta prima della lezione. E alla fine tutti si sono alzati in piedi a tributare la loro ammirazione e il loro profondo rispetto verso il professore e verso l’uomo che stava loro davanti. Dopodiché c’è stato un attimo di riflessione sulla frase di chiusura di Orlando, un “andate con Dio” che è suonato molto strano agli orecchi di molti, uscito dalla bocca di un ateo dichiarato come il professore palermitano… è stato probabilmente l’ultimo alone di mistero e di sorpresa che Orlando ha voluto regalare ai suoi studenti nell’ultima lezione della sua lunga carriera, tre semplici parole libere alle molteplici interpretazioni personali. Infine, quando l’aula è andata pian piano svuotandosi, il professore non è riuscito a non commuoversi neanche un po’ e si potevano intravedere i suoi occhi motivatamente lucidi attraverso le lenti degli occhiali. Chissà quanti pensieri avranno fulmineamente attraversato la sua testa. Chissà quanti episodi, aneddoti o anche riferimenti a opere possono aver albergato almeno un attimo nel cervello. Chissà quante emozioni possono essergli entrate in circolo nelle vene in quei brevi e intensi momenti di una vita. Chissà cosa ha potuto pensare il professore Francesco Orlando, docente dell’università di Pisa, al momento di “appendere i libri al chiodo”(se mi è concessa la metafora calcistica) e di dedicarsi alla tanto meritata pensione.
Di certo si può dire che abbia lasciato un segno ben marcato nelle menti degli studenti delle sue lezioni. E come non avrebbe potuto??
Arrivederci professor Orlando…

domenica, maggio 21, 2006

MUDHONEY - Live al Circolo degli artisti (Roma)


Ieri i Mudhoney (gruppo storico della scena grunge di Seattle) si sono esibiti a Roma al Circolo degli artisti di Roma (locale con capienza di sole 600 persone). La band ha estratto tutto il proprio miele e tutto il proprio fango proponendo poche canzoni del nuovo lavoro "Under a Billion Suns" (tra cui le belle "Where is the Future", "It is us" e la title-track) e praticamente tutti i cavalli di battaglia. Ha aperto "Suck you Dry" e da lì tutti i 600 spettatori sono parsi incarnazione dei bisogni dell'essere umano: fra sudore e lividi, fra urla e pogo c'era chi lottava per la "sopravvivenza" e chi per un pugno di spazio mentre portava dentro di sè la gioia di avere davanti agli occhi, a pochissimi metri di distanza i propri eroi. In scaletta anche "Sweet Young Thing Ain't Sweet No More", "In 'N' Out of Grace", la loro canzone più famosa "Touch me I'm Sick", la bellissima "If I think", l'altrettanto bella "Here Comes Sickness", "This Gift", la psichedelica "Beneath the Valley of the Underdog" (introdotta e chiusa dall'intro di D-7 degli Wipers, canzone già coverizzata dai Nirvana), ed in coda "Into the Drink" e "I Have to Laugh", per chiudere, come tradizione, con la cover dei Dicks "Hate the Police" per la quale il front-man Mark Arm ha posato la sua Gibson Les Paul argentata con i brillantini ed ha solamente cantato, mentre l'unica chitarra per il pezzo la suonava l'altro chitarrista Steven Turner (compagno di Arm dai tempi dei Green River, il primo gruppo grunge, che era composto dai due futuri Mudhoney e dalla ritmica dei futuri Pearl Jam).
La band ha offerto una prestazione molto buona (da sottolineare il talento di Dan Peters alla batteria e la sintonia con il bassista che è subentrato a Lukin nel penultimo album: Guy Maddison, già a fianco di Arm nel side-project Bloodloss) e si è dimostrata molto disponibile con il pubblico nel dopo concerto, facendo capire che anche i musicisti di un certo livello possono rimanere umili.

Estemporanea n°8

Osservo quelli che contano il numero di bicchieri, e tengono d’occhio la variabile di gradazione alcolica, per tirare su l’equazione della propria ubriachezza. Quelli che si giocano tutto sul filo dell’apparenza, quelli che sanno di avere i minuti contati perché un jeans lucido dopo poco fa sbadigliare. Quelli che aspettano il treno della follia, dimenticando di visitare il paese da cui partono.

lunedì, maggio 15, 2006

LaikaTv

Laika Tv open channel è un progetto per una tv aperta a tutti e con l'obbiettivo di un palinsesto intelligente. Riporto quanto ho scritto su LaikaTv (pubblicato dal Tirreno domenica).

Il 4 maggio è nato un nuovo canale televisivo, Laika Tv open channel. Negli intenti degli ideatori, tra cui Alberto Gabrielli, responsabile storico del cineclub l'Arsenale e presidente dell'associazione Laika tv, questo progetto dovrà diventare uno dei primi canali televisivi a mettere al servizio dei cittadini le potenzialità del digitale terrestre. Ovvero: fare una televisione differente, più vicina agli interessi della popolazione sfruttando i nuovi mezzi che la tecnologia fornisce. Bisogna dire che da quel giorno non è andato in onda granché, soltanto uno speciale di 2 ore su Europa Cinema che viene mandato ininterrottamente. Ma questo è dovuto al fatto che i soldi scarseggiano. «Abbiamo deciso di partire lo stesso autofinanziandoci - spiega Carlo Di Natali, vicepresidente dell'associazione - ma abbiamo alcuni contatti con enti e amministrazioni per ricevere dei finanziamenti». Interessando i Comuni della zona coperta dal segnale (tra cui spunta anche il Comune di Peccioli), Laika Tv si caratterizza come un'entità pronta a dialogare con le istituzioni nel tentativo di coinvolgere i telespettatori su tematiche di interesse territoriale. «La nostra idea si articola in due modi differenti: da una parte c'è l'intenzione di rivolgerci agli enti cercando di divulgare le informazioni che loro hanno bisogno di fornire in maniera continuativa e con redazioni ad hoc - continua Di Natali - mentre dall'altra ci rivolgiamo alla cittadinanza che vuole parlare o agli autori che hanno pochi mezzi, dando loro la possibilità di esprimersi e di realizzare le proprie produzioni». Non solo tg dunque, ma anche cortometraggi, videoproduzioni e arte giovane. Un'iniziativa che si propone su due fronti, quello istituzionale e quello cittadino, nel tentativo di costruire una nuova agorà dove vi siano garanzie di pluralismo e di parità di trattamento. Il tutto cavalcando le immense possibilità che la tecnologia fornisce all'uomo. «Il nome che ci siamo dati - conclude Di Natali - è lo stesso della cagnolina Laika che nel 1957 fu lanciata nello spazio dai Russi. Come lei, anche noi siamo proiettati verso l'esplorazione di nuovi mondi nel campo delle telecomunicazioni. Speriamo solo di fare una fine migliore».

domenica, maggio 14, 2006


l'ora d'aria..

venerdì, maggio 05, 2006

Estemporanea n°7

Accelero in folle, mi sforzo senza fare un passo. E il tempo è un macigno che mi tradisce, perché io vorrei farlo correre e invece lui sconvolge il quotidiano con la sua indicibile lentezza. Mi consente di pensare troppo, di correggere le cose esatte, di rovinare ciò che è buono solo per un eccesso di zelo. Manco di inventiva perché mi sembra di aver ragionato, assimilato e digerito il mondo nei due secondi che sono appena trascorsi. Perché il sonno non mi uccide? Perché mi lascia inerme a subire i colpi del mattino?…Con un coltello e meno paura, sarebbe stata sicuramente un’altra storia: ma ora saprei benissimo che cosa fare.

P.S. Elaborata durante una lezione!

mercoledì, maggio 03, 2006

Estemporanea nr.6

Acqua e fango
acqua e sabbia
acqua ed erba
acqua, malto d'orzo e luppolo
tutto scorre e viene fuori

Acqua e zucchero
acqua e sale
acqua e sole
acqua, malto d'orzo e luppolo
tutto scorre e viene fuori

Fuoco e carne
fuoco e cera
fuoco e carta
fuoco è odore
tutto arde e scintilla

Fuoco e legna
fuoco e gente
fuoco e sole
fuoco è odore
tutto arde e scintilla

Estemporanea n°5

Aver voglia di
Aver voglia di vivere, di crescere ancora, di spaccare il mondo, di farlo tuo e plasmarlo a piacimento.
Aver voglia di sognare sul futuro, e fantasticare su cosa potrai fare tra dieci anni, quando ormai avrai intrapreso la tua strada.
Aver ancora voglia di inseguire le tue chimere, le tue utopie e restar fedele ai tuoi ideali. Anche se sai che l’epoca per fantasticare è ormai quasi finita non vuoi smettere di immaginare verità che sono tali solo nel tuo pensiero.
Aver voglia di vedere posti, fare cose, prendere sbornie e far l’amore in riva al mare. Aver voglia di viaggiare per il mondo, di vagabondare senza una meta precisa accogliendo di buon grado ciò che la vita ti regala e ti mette davanti giorno dopo giorno.
Aver voglia di riuscire in quel che vuoi fortemente, portandoti magari dietro tutto ciò che ti ha sempre accompagnato. Aver voglia di non rinunciare a niente. Aver voglia di camminare, correre, giocare e andare dietro ad un pallone quasi stregato, come quando eri bambino e tutto il tuo mondo iniziava e si esauriva in un prato a dar calci a quella sfera sognando di diventare Baggio o Maradona.
E aver voglia d’amare. Aver voglia d’amare ancora, e tanto, e a lungo fin quando qualcuno busserà alla tua porta e ti dirà che il tempo a tua disposizione è finito. Amare tutto ciò che ti sta intorno, indistintamente.
Aver voglia di piangere e sfogarti, di battere i piedi, impotente di fronte ad una rabbia troppo grossa e opprimente anche per tutte le tue forze.
Aver voglia di fare a botte, di prendere a pugni qualcosa che distrugge i tuoi sogni, qualcosa che costantemente ti riporta al mondo reale e che ti rapisce gli affetti più cari.
Aver voglia di pensare, di restare solo per un po’ su uno scoglio a guardare l’immenso e non avere altro in testa se non te stesso. E urlare, urlare a squarciagola fino a non poterne più per far ascoltare al mondo la tua presenza e la tua rabbia. Tanto di lassù nessuno (purtroppo?) potrà sentirti.
Aver voglia di parlare, parlare a tutti di tutto per liberare i tuoi sentimenti, per far capire chi sei. E per far vedere che ci sei, che vuoi essere un protagonista e non solo una comparsa in questo grande film che ci accompagna.
Aver voglia di ricordare, di vedere le fotografie per non dimenticare ciò che è stato, ciò che ora non è più e che ti ha permesso di arrivare fin qui, e immaginare ciò che un giorno potrebbe essere.
Aver voglia di ridere, e ridere, e ridere, sguaiato a crepapelle sino a piangere, sino al mal di pancia. Perché ridere è bello e allunga la vita e non ti fa scordare perché a venti anni stavi fuori fino alle tre di notte sugli scalini di una chiesina davanti casa.
Aver voglia di scrivere per lasciare un segno indelebile, per mostrare a chi verrà dopo da te cosa volevi, cosa sognavi la vita ti donasse. E far vedere ai figli che anche i loro genitori erano capaci di fantasticare e avere sentimenti, passioni, nostalgie e utopie da inseguire. E dimostrare che non esistono generazioni migliori di altre perché i giovani sono sempre uguali. Ieri come oggi, oggi come domani. Hanno voglia di sognare.
E hanno voglia di vita…

martedì, maggio 02, 2006

Estemporanea n°4

Vedo gli anni sessanta come una rinfrescata, come l’onda lunga di quel 1789 sepolto in un passato polveroso. Il momento distruttivo necessario a una rinascita, l’eliminazione di pesanti clichè da prima comunione. Ma poi basta. Il mondo risorge pulito e consapevole, e non ha più bisogno di orpelli africani, di gole profonde, di cocktail esplosivi, di THC. Abbiamo capito, abbiamo imparato. Ora, per favore, riprendiamo con le cose serie.