mercoledì, giugno 28, 2006
martedì, giugno 27, 2006
presenze sul blog
dopo questi luuuuunghiiiissssssssiiiiiiiiimmmmiiiiiii post (e anche un pò noiosi dal mio modesto punto di vista! -senza offesa, luca!:-)) scrivo un post io!
questo per farvi notare come le presenze su questo blog siano aumentate in modo esponenziale da venerdì, giorno di inizio della consegna dell'ora d'aria (consegna effettuata naturalmente e quasi esclusivamente da parte mia in quanto il direttore De Vito in quanto a capacità espressivo-oratoria-comunicativa-espansiva non è proprio il massimo -senza offesa, luca! :-))
il che mi fa supporre che sia solo un puro caso! no, scherzo! questo è un buon segnale, vuol dire che qualcuno che ha letto l'ora ha anche avuto tempo e voglia di venire a dare un'occhiata al blog, bene no?
comunque con un pò di delusione tutti si saranno accorti che ancora nessuno ha commentato.. va beh, siamo fiduciosi nel buon senso dei cari studenti.. e del passaparola..
mi raccomando di consegnare le copie anche ai vostri amici e di fare un pò di buona pubblicità!!!
e poi rilancio quello che già avevo scritto un pò di tempo fa: un blog è fatto per postare!!!!!!
buona martedì sera a tutti!!!
fuorchè a me perchè luca mi uccide!!!
...devo fare testamento...
questo per farvi notare come le presenze su questo blog siano aumentate in modo esponenziale da venerdì, giorno di inizio della consegna dell'ora d'aria (consegna effettuata naturalmente e quasi esclusivamente da parte mia in quanto il direttore De Vito in quanto a capacità espressivo-oratoria-comunicativa-espansiva non è proprio il massimo -senza offesa, luca! :-))
il che mi fa supporre che sia solo un puro caso! no, scherzo! questo è un buon segnale, vuol dire che qualcuno che ha letto l'ora ha anche avuto tempo e voglia di venire a dare un'occhiata al blog, bene no?
comunque con un pò di delusione tutti si saranno accorti che ancora nessuno ha commentato.. va beh, siamo fiduciosi nel buon senso dei cari studenti.. e del passaparola..
mi raccomando di consegnare le copie anche ai vostri amici e di fare un pò di buona pubblicità!!!
e poi rilancio quello che già avevo scritto un pò di tempo fa: un blog è fatto per postare!!!!!!
buona martedì sera a tutti!!!
fuorchè a me perchè luca mi uccide!!!
...devo fare testamento...
L'intervista integrale di: Collettivi Studenteschi
1. Come giudicate i risultati delle elezioni, facendo anche un confronto con quelle degli anni passati?
Siamo poco abituati a “fare l'analisi” del dato elettorale in senso classico. Il ragionamento che ci muove nell'analisi del voto è piuttosto quello della partecipazione. I dati parlano chiaro: gli iscritti all'Università di Pisa sono circa 50 000, il quorum, che si raggiunge a stento ad ogni tornata elettorale, è quindi di 5000.
Esiste indubbiamente un problema democratico.
Primo, perché l'affluenza è così bassa non perché gli studenti siano stupidi, piuttosto perché è diffusa - e purtroppo corretta - l'idea che il rappresentante degli studenti conti poco.
Secondo, perché è un dato che 50000 persone non frequentano tutti i giorni le strutture dell'Università dove sono pubblicizzate le elezioni universitarie. Come sappiamo bene infatti, se tutti quelli che pagano le tasse frequentassero, l'università collasserebbe.
Terzo, non esiste adeguata informazione su cosa siano gli organi accademici e soprattutto è diffusa la percezione che la situazione sia lievemente meno tragica del reale. Quando abbiamo fatto l'inchiesta su questo tema abbiamo scoperto che moltissimi studenti, per esempio, pensano che il senato accademico contenga 100 membri quando, nella realtà, ne conta 33, di cui 11 presidi, il rettore, i prorettori e soltanto 5 studenti.
Ecco perché dobbiamo lavorare sulla partecipazione e sulla consapevolezza e non ci accontentiamo di un'università che concepisce l'interazione con la sua politica da parte degli studenti una volta ogni due anni... Cerchiamo quotidianamente di dimostrare che l'autorganizzazione e la consapevolezza sono il miglior antidoto a qualsiasi infelicità o ingiustizia dei pre-potenti. E' per quello che abbiamo una certa allergia alla poltrona ed anche a un certo modo di comunicare, come per esempio i manifesti elettoral-imperativi “VOTA QUESTO; VOTA QUELLO”, o le facce sparate in primo piano e magari un po' ritoccate che puntano sul “vota l'amico”, perché ti fa il favore.
E' innegabile che siamo cresciuti e che è importante la nostra presenza al Comitato Pari Opportunità - su cui stiamo lavorando, da soli, da un anno; tuttavia i punti percentuale, che pur non giocano a nostro sfavore, non ci interessano.
2) Dato che nei consigli non si dovrebbe discutere di questioni politiche, non credete che in questo tipo di elezioni una strumentalizzazione politica sia fuori luogo?
La politica non è una parolaccia: nel senso più vero del termine, è tutto ciò che riguarda la gestione della cosa pubblica. In questo senso partecipare alla vita dell’università è politica, e tutto ciò che avviene negli organi è politica.
Ma non solo. Secondo noi anche tutto quello che ha a che fare con la propria esistenza è politica. Ultimo esempio la fecondazione assistita o la legge sui pacs. Partecipazione, consapevolezza, condivisione è politica. Scegliere è politica, pena il qualunquismo o, peggio, la superficialità che è quello che il potere ci chiede di essere per sfinirci al rango di infelici.
Se invece intendete una strumentalizzazione partitica o di palazzo questa è certamente inaccettabile ma tutt’altro che inesistente: partiti e lobby accademiche cercano continuamente di strumentalizzare i rappresentanti degli studenti. Noi rifiutiamo questo meccanismo in ogni modo e in ogni caso. Dobbiamo però constatare che non tutti fanno altrettanto, c’è infatti chi appoggia e si appoggia a partiti o movimenti religiosi, ad esempio per ottenere spazi o per fare della politica universitaria un trampolino di lancio per fare carriera nella politica istituzionale; a volte, paradossalmente, anche a danno degli studenti (vedi aumento delle tasse, del pasto a mensa, bollette nelle case degli studenti…).
3) Alla luce dei risultati delle elezioni come valutate l'affluenza alle urne degli studenti?
Quello che abbiamo già detto. C'è un problema “democrazia” all'università, di cui la partecipazione alle elezioni universitarie è probabilmente uno dei sintomi.
E’ significativo anche che in molti corsi di studio non siano state presentate liste o candidature, nonostante i Consigli di Corso di Studio siano gli organi che avrebbero il compito di gestire in primis la didattica e i problemi quotidiani degli studenti; ed è anche significativo che l'affluenza ai seggi sia stata minore rispetto a quando si vota anche per gli organi centrali (probabilmente frutto di una visione verticista delle altre liste che non ci è mai appartenuta).
4) Che potere hanno i rappresentanti eletti? Come si articola il loro compito?
Che potere hanno realmente? Praticamente nessuno, se per potere si intende quello decisionale in senso stretto.
La rappresentanza studentesca negli organi - tra l’altro ridotta a numeri davvero esigui, non ascoltata, e anzi spesso strumentalizzata dai docenti - non permette di incidere sui processi decisionali, che sono effettivamente in mano alle varie lobbies di professori. Non avrebbe senso sperare di incidere significativamente sulle politiche dell’ateneo limitandosi ad agire solo all’interno di queste istituzioni.
E' per questo che respingiamo al mittente l'accusa che ci viene mossa da chi evidentemente pensa di “governare” facendo il rappresentante degli studenti. Da dieci anni ci candidiamo e stiamo negli organi per svolgere una funzione di controllo e informazione sulle decisioni che lì vengono prese, riportarle all’esterno, fare mobilitazioni: perché siamo studenti e vogliamo stare fra gli studenti e perché è solo dalla partecipazione che nasce la giustizia, l'elaborazione e la crescita. Questo inoltre ci sembra l'unico modo per mantenersi “puliti e corretti” ed è tutto il contrario che pensare di entrare in un organo accademico perché si è o si vuole diventare qualcuno. Secondo noi chi va in un organo universitario non è lui\lei stesso ma tutti noi studenti, precari impegnati a costruire un'altra università. Questo è il nostro vincolo di mandato che ci rende impossibile votare gli aumenti delle tasse, per esempio, e che ci fa dire che è troppo comodo tacciarci di stupidità o peggio di ideologismo. Questo è quello che pensiamo della rappresentanza.
Se invece vogliamo fare un discorso più tecnico: alle elezioni di Maggio sono stati eletti i rappresentanti dei Consigli di Corso di Studio e del Comitato Pari Opportunità.
-I primi parteciperanno ai Consigli di Corso di Studio e saranno molto pochi in proporzione ai docenti. Il loro numero varia in base al numero degli iscritti mentre i docenti ci sono tutti. Una parte di loro sarà membro della Commissione Didattica, apparentemente paritetica ma dove il voto del presidente della commissione vale doppio.
-I secondi, quelli del Comitato Pari Opportunità, o meglio quelle più uno (perché per la lingua italiana c'è una maggioranza ed è sempre maschile...) andranno alle riunioni di questo comitato - che ancora, dopo vari anni dalla sua nascita, non si riunisce nemmeno con cadenza regolare - il cui compito sarebbe quello di strutturare reti di vario genere che garantiscano le pari opportunità nell'accesso ai diritti, cosa che non avviene. Per lavorare con noi su questo tema ci trovate tutti i giovedì alle 17.30 in AM1, palazzina rossa davanti alle segreterie in via buonarroti 1 oppure inchiestatoio@collettivi.org.
5) Su quali punti si articola il vostro programma?
Non è possibile ovviamente esprimere tutto in poche righe, ma in breve… Noi vogliamo e cerchiamo ogni giorno di costruire un’università pubblica, libera dall'ingerenza dei privati, che promuova un sapere critico e non unicamente professionalizzante; partecipata nei momenti decisionali; senza numeri chiusi, test di accesso e debiti formativi; senza esternalizzazioni e precarietà lavorativa; senza brevetti e copyright, in cui invece si promuova l’uso di licenze libere;
un’università che promuova l'utilizzo libero e creativo degli spazi sociali e di produzione di cultura altra; che incentivi corsi, seminari, laboratori cogestiti e autogestiti fra docenti e studenti; che crei nuove strutture come aule, biblioteche, aule studio e aule multimediali;
un’università in cui non ci siano tasse, perché a carico della fiscalità generale a cui ognuno contribuisca in base al reddito; in cui il diritto allo studio sia realmente un diritto, come peraltro sancito dalla Costituzione, e non sia considerato un servizio a pagamento;
un’università che promuova le pari opportunità, non tanto legittimando le presunte categorie “diverse”, quanto decostruendo l’idea stessa di normalità, svelandone l’inconsistenza, perché nessuno è normale e nessuno è diverso;
un’università che costruisca saperi di pace, condivisi e realmente spendibili per il progresso di tutta l’umanità; che non collabori a progetti di ricerca in campo bellico e alla formazione di personale militare;
un’università che promuova il diritto di cittadinanza in tutti i sensi, da quello dei migranti fino a quello degli studenti fuori sede a cui vorremmo fossero estesi i diritti di cittadinanza di tutti gli altri cittadini. Da tre anni, autorganizzandoci ed autofinanziandoci completamente, lavoriamo sul voto ai fuori sede per i referendum. L'ultima volta al referendum sulla P.M.A. sono stati 1500 gli studenti che sono passati dall'AM1 per reclamare quel diritto di cittadinanza. Anche quest'anno stiamo lavorando in difesa della Costituzione. Per partecipare o votare a Pisa: Referendum@collettivi.org.
6) Nell'ambiente è noto l'assenteismo degli studenti eletti ai consigli dei corsi di studio che vengono indetti. Come intendete arginare e risolvere questo problema?
Come detto sopra, noi crediamo che partecipare agli organi accademici, sebbene non sia decisivo, abbia una sua importanza (altrimenti non ci candideremmo) e quindi riteniamo giusto e utile partecipare a tutte le riunioni, soprattutto quelle delle Commissioni Didattiche, che essendo paritetiche offrono maggiori possibilità di incidere sulle decisioni.
La questione dell’assenteismo è probabilmente dovuta in parte alla scarsa consapevolezza che hanno gli eletti in liste che si professano “gruppi di amici” o robe del genere, in parte a un meccanismo più profondo che è lo specchio del disinteresse generalizzato da ascrivere a quel problema di partecipazione e democrazia che dicevamo prima.
Anche se il problema ci riguarda marginalmente, occorrerebbe comunque interrogarsi sulla reale capacità di intervento di noi studenti e poi sulla questione delle assenze, probabilmente risolvere la prima questione significa risolvere anche la seconda.
Teniamo però a sottolineare che l'assenteismo degli studenti non è maggiore di quello dei docenti, ma che questi ultimi tendono ad alimentare certi luoghi comuni per essere autorizzati a diminuire ancor più la rappresentanza studentesca, delegittimandola e facendola apparire inutile.
7) Come siete contattabili dagli studenti? Per quali questioni si possono rivolgere a voi?
Il Coordinamento dei Collettivi si riunisce ogni lunedì sera alle 21.30 in AM1, palazzina rossa davanti a Matematica, mentre ogni Collettivo di facoltà ha un proprio orario e luogo di riunione, che potete trovare su www.collettivi.org. Siamo comunque sempre presenti nelle facoltà che anche noi viviamo in quanto studenti: gli altri studenti ci incontrano e ci fermano a lezione, nei corridoi, nelle aule studio, alle feste senza bisogno di occasioni particolari. Per contattarci via mail: contatti@collettivi.org.
Per quanto riguarda la seconda domanda non pensiamo che ci siano questioni o argomenti che si possano escludere a priori... ogni esigenza che viene avvertita come tale è importante. Noi non ci consideriamo una “lista studentesca”, ma piuttosto uno spazio di discussione, elaborazione e condivisione di nuovi pensieri e nuove pratiche. Per questo diciamo che le nostre assemblee sono aperte a chiunque voglia partecipare. All'interno delle assemblee tutti possono parlare e partecipare alle discussioni e alle decisioni. Il metodo con cui arriviamo a prendere le decisioni è la discussione e non il voto. Quest'ultimo infatti presupporrebbe una logica di appartenenza che non condividiamo ed una eccessiva sintesi, nonché l'invito a nozze a certi partitari troppo abituati a colpi di corrente e leadership.
Ci occupiamo di: didattica, case, no copyright, diritti di cittadinanza, saperi, antiproibizionismo...e tutto quello di cui sopra (vedi domanda 5).
Siamo una struttura di base e come tale tendiamo ad affrontare le questioni nei loro risvolti più reali, per questo studiamo sempre dettagliatamente tutto ciò che succede negli organi accademici: è importante informare e prevederne le ricadute per essere in grado di reagire in tempo. E' il fatto che non siamo definiti come struttura (come lo sono invece un partito od altre forme organizzative) che ci permette di non essere colti da demenza istituzionale o peggio dalla subordinazione a logiche di potere (a volte anche interne..) . E' per questo che invitiamo tutti e tutte quelli che ne abbiano voglia a partecipare alle nostre discussioni o a collaborare\criticare sempre e comunque.
8) Come ponete le questioni che vi si presentano al corpo docente?
Sia all’interno degli organi che partecipando ai momenti di mobilitazione, portiamo alla loro attenzione le questioni che riteniamo importanti e irrinunciabili.
Non cerchiamo di ottenere condiscendenza o di strappare favori, ma semplicemente di riprenderci come studenti ciò che è nostro diritto e che troppo spesso ci viene negato. Chi si vende o si subordina non solo, come ampiamente dimostrato, non ottiene niente nell'immediato se non di essere strumentalizzato, ma arreca il peggior danno che potrebbe fare a tutta la collettività studentesca. Cioè la perdita della dignità.
E' a causa di queste che chiamiamo clementemente “collateralità” con il potere che tutt'oggi la macchina dell'allargamento della partecipazione, come cerchio che si allarga e non si chiude, va lentissima. Per questi comportamenti abbiamo avuto un aumento vertiginoso delle tasse che nei fatti crea sbarramento al sapere oppure stringe il ricatto della precarietà dello studente lavoratore in nero o spesso infelicemente mantenuto. Per questo motivo vengono lesi tutt'oggi i minimi diritti ci tolgono gli appelli, ci guardano ancora i libretti per decidere il voto, ci fanno lavorare senza essere pagati per fini didattici e senza sindacalizzazione negli stages e nei tirocini negli ospedali, ci strozzinano per l'affitto di casa. Per questi motivi guardiamo con diffidenza a chi “sacrifica” la propria vita alla rappresentanza ed al carrierismo e si piega stupidamente al potere. Non ci interessano studenti dei collettivi, soltanto un collettivo inteso come comunità studentesca tutta, libera, felice e consapevole. Per questo la nostra relazione col corpo docente è stata puramente incentrata su determinati saperi quando ce n'è stata l'occasione (vedi l'esperienza di Facoltà Migrante a cui abbiamo partecipato) o sul confronto pubblico e onesto qualora il corpo docente l'abbia accettato. Gli accordi nelle stanze del potere con effetti collaterali sugli studenti non appartengono alla nostra storia. Per questo, per esempio, non abbiamo rettori amici e non crediamo che gli scambi di voto fatti da altre realtà in questi anni abbiano portato conseguenze positive su nessuno.
Siamo poco abituati a “fare l'analisi” del dato elettorale in senso classico. Il ragionamento che ci muove nell'analisi del voto è piuttosto quello della partecipazione. I dati parlano chiaro: gli iscritti all'Università di Pisa sono circa 50 000, il quorum, che si raggiunge a stento ad ogni tornata elettorale, è quindi di 5000.
Esiste indubbiamente un problema democratico.
Primo, perché l'affluenza è così bassa non perché gli studenti siano stupidi, piuttosto perché è diffusa - e purtroppo corretta - l'idea che il rappresentante degli studenti conti poco.
Secondo, perché è un dato che 50000 persone non frequentano tutti i giorni le strutture dell'Università dove sono pubblicizzate le elezioni universitarie. Come sappiamo bene infatti, se tutti quelli che pagano le tasse frequentassero, l'università collasserebbe.
Terzo, non esiste adeguata informazione su cosa siano gli organi accademici e soprattutto è diffusa la percezione che la situazione sia lievemente meno tragica del reale. Quando abbiamo fatto l'inchiesta su questo tema abbiamo scoperto che moltissimi studenti, per esempio, pensano che il senato accademico contenga 100 membri quando, nella realtà, ne conta 33, di cui 11 presidi, il rettore, i prorettori e soltanto 5 studenti.
Ecco perché dobbiamo lavorare sulla partecipazione e sulla consapevolezza e non ci accontentiamo di un'università che concepisce l'interazione con la sua politica da parte degli studenti una volta ogni due anni... Cerchiamo quotidianamente di dimostrare che l'autorganizzazione e la consapevolezza sono il miglior antidoto a qualsiasi infelicità o ingiustizia dei pre-potenti. E' per quello che abbiamo una certa allergia alla poltrona ed anche a un certo modo di comunicare, come per esempio i manifesti elettoral-imperativi “VOTA QUESTO; VOTA QUELLO”, o le facce sparate in primo piano e magari un po' ritoccate che puntano sul “vota l'amico”, perché ti fa il favore.
E' innegabile che siamo cresciuti e che è importante la nostra presenza al Comitato Pari Opportunità - su cui stiamo lavorando, da soli, da un anno; tuttavia i punti percentuale, che pur non giocano a nostro sfavore, non ci interessano.
2) Dato che nei consigli non si dovrebbe discutere di questioni politiche, non credete che in questo tipo di elezioni una strumentalizzazione politica sia fuori luogo?
La politica non è una parolaccia: nel senso più vero del termine, è tutto ciò che riguarda la gestione della cosa pubblica. In questo senso partecipare alla vita dell’università è politica, e tutto ciò che avviene negli organi è politica.
Ma non solo. Secondo noi anche tutto quello che ha a che fare con la propria esistenza è politica. Ultimo esempio la fecondazione assistita o la legge sui pacs. Partecipazione, consapevolezza, condivisione è politica. Scegliere è politica, pena il qualunquismo o, peggio, la superficialità che è quello che il potere ci chiede di essere per sfinirci al rango di infelici.
Se invece intendete una strumentalizzazione partitica o di palazzo questa è certamente inaccettabile ma tutt’altro che inesistente: partiti e lobby accademiche cercano continuamente di strumentalizzare i rappresentanti degli studenti. Noi rifiutiamo questo meccanismo in ogni modo e in ogni caso. Dobbiamo però constatare che non tutti fanno altrettanto, c’è infatti chi appoggia e si appoggia a partiti o movimenti religiosi, ad esempio per ottenere spazi o per fare della politica universitaria un trampolino di lancio per fare carriera nella politica istituzionale; a volte, paradossalmente, anche a danno degli studenti (vedi aumento delle tasse, del pasto a mensa, bollette nelle case degli studenti…).
3) Alla luce dei risultati delle elezioni come valutate l'affluenza alle urne degli studenti?
Quello che abbiamo già detto. C'è un problema “democrazia” all'università, di cui la partecipazione alle elezioni universitarie è probabilmente uno dei sintomi.
E’ significativo anche che in molti corsi di studio non siano state presentate liste o candidature, nonostante i Consigli di Corso di Studio siano gli organi che avrebbero il compito di gestire in primis la didattica e i problemi quotidiani degli studenti; ed è anche significativo che l'affluenza ai seggi sia stata minore rispetto a quando si vota anche per gli organi centrali (probabilmente frutto di una visione verticista delle altre liste che non ci è mai appartenuta).
4) Che potere hanno i rappresentanti eletti? Come si articola il loro compito?
Che potere hanno realmente? Praticamente nessuno, se per potere si intende quello decisionale in senso stretto.
La rappresentanza studentesca negli organi - tra l’altro ridotta a numeri davvero esigui, non ascoltata, e anzi spesso strumentalizzata dai docenti - non permette di incidere sui processi decisionali, che sono effettivamente in mano alle varie lobbies di professori. Non avrebbe senso sperare di incidere significativamente sulle politiche dell’ateneo limitandosi ad agire solo all’interno di queste istituzioni.
E' per questo che respingiamo al mittente l'accusa che ci viene mossa da chi evidentemente pensa di “governare” facendo il rappresentante degli studenti. Da dieci anni ci candidiamo e stiamo negli organi per svolgere una funzione di controllo e informazione sulle decisioni che lì vengono prese, riportarle all’esterno, fare mobilitazioni: perché siamo studenti e vogliamo stare fra gli studenti e perché è solo dalla partecipazione che nasce la giustizia, l'elaborazione e la crescita. Questo inoltre ci sembra l'unico modo per mantenersi “puliti e corretti” ed è tutto il contrario che pensare di entrare in un organo accademico perché si è o si vuole diventare qualcuno. Secondo noi chi va in un organo universitario non è lui\lei stesso ma tutti noi studenti, precari impegnati a costruire un'altra università. Questo è il nostro vincolo di mandato che ci rende impossibile votare gli aumenti delle tasse, per esempio, e che ci fa dire che è troppo comodo tacciarci di stupidità o peggio di ideologismo. Questo è quello che pensiamo della rappresentanza.
Se invece vogliamo fare un discorso più tecnico: alle elezioni di Maggio sono stati eletti i rappresentanti dei Consigli di Corso di Studio e del Comitato Pari Opportunità.
-I primi parteciperanno ai Consigli di Corso di Studio e saranno molto pochi in proporzione ai docenti. Il loro numero varia in base al numero degli iscritti mentre i docenti ci sono tutti. Una parte di loro sarà membro della Commissione Didattica, apparentemente paritetica ma dove il voto del presidente della commissione vale doppio.
-I secondi, quelli del Comitato Pari Opportunità, o meglio quelle più uno (perché per la lingua italiana c'è una maggioranza ed è sempre maschile...) andranno alle riunioni di questo comitato - che ancora, dopo vari anni dalla sua nascita, non si riunisce nemmeno con cadenza regolare - il cui compito sarebbe quello di strutturare reti di vario genere che garantiscano le pari opportunità nell'accesso ai diritti, cosa che non avviene. Per lavorare con noi su questo tema ci trovate tutti i giovedì alle 17.30 in AM1, palazzina rossa davanti alle segreterie in via buonarroti 1 oppure inchiestatoio@collettivi.org.
5) Su quali punti si articola il vostro programma?
Non è possibile ovviamente esprimere tutto in poche righe, ma in breve… Noi vogliamo e cerchiamo ogni giorno di costruire un’università pubblica, libera dall'ingerenza dei privati, che promuova un sapere critico e non unicamente professionalizzante; partecipata nei momenti decisionali; senza numeri chiusi, test di accesso e debiti formativi; senza esternalizzazioni e precarietà lavorativa; senza brevetti e copyright, in cui invece si promuova l’uso di licenze libere;
un’università che promuova l'utilizzo libero e creativo degli spazi sociali e di produzione di cultura altra; che incentivi corsi, seminari, laboratori cogestiti e autogestiti fra docenti e studenti; che crei nuove strutture come aule, biblioteche, aule studio e aule multimediali;
un’università in cui non ci siano tasse, perché a carico della fiscalità generale a cui ognuno contribuisca in base al reddito; in cui il diritto allo studio sia realmente un diritto, come peraltro sancito dalla Costituzione, e non sia considerato un servizio a pagamento;
un’università che promuova le pari opportunità, non tanto legittimando le presunte categorie “diverse”, quanto decostruendo l’idea stessa di normalità, svelandone l’inconsistenza, perché nessuno è normale e nessuno è diverso;
un’università che costruisca saperi di pace, condivisi e realmente spendibili per il progresso di tutta l’umanità; che non collabori a progetti di ricerca in campo bellico e alla formazione di personale militare;
un’università che promuova il diritto di cittadinanza in tutti i sensi, da quello dei migranti fino a quello degli studenti fuori sede a cui vorremmo fossero estesi i diritti di cittadinanza di tutti gli altri cittadini. Da tre anni, autorganizzandoci ed autofinanziandoci completamente, lavoriamo sul voto ai fuori sede per i referendum. L'ultima volta al referendum sulla P.M.A. sono stati 1500 gli studenti che sono passati dall'AM1 per reclamare quel diritto di cittadinanza. Anche quest'anno stiamo lavorando in difesa della Costituzione. Per partecipare o votare a Pisa: Referendum@collettivi.org.
6) Nell'ambiente è noto l'assenteismo degli studenti eletti ai consigli dei corsi di studio che vengono indetti. Come intendete arginare e risolvere questo problema?
Come detto sopra, noi crediamo che partecipare agli organi accademici, sebbene non sia decisivo, abbia una sua importanza (altrimenti non ci candideremmo) e quindi riteniamo giusto e utile partecipare a tutte le riunioni, soprattutto quelle delle Commissioni Didattiche, che essendo paritetiche offrono maggiori possibilità di incidere sulle decisioni.
La questione dell’assenteismo è probabilmente dovuta in parte alla scarsa consapevolezza che hanno gli eletti in liste che si professano “gruppi di amici” o robe del genere, in parte a un meccanismo più profondo che è lo specchio del disinteresse generalizzato da ascrivere a quel problema di partecipazione e democrazia che dicevamo prima.
Anche se il problema ci riguarda marginalmente, occorrerebbe comunque interrogarsi sulla reale capacità di intervento di noi studenti e poi sulla questione delle assenze, probabilmente risolvere la prima questione significa risolvere anche la seconda.
Teniamo però a sottolineare che l'assenteismo degli studenti non è maggiore di quello dei docenti, ma che questi ultimi tendono ad alimentare certi luoghi comuni per essere autorizzati a diminuire ancor più la rappresentanza studentesca, delegittimandola e facendola apparire inutile.
7) Come siete contattabili dagli studenti? Per quali questioni si possono rivolgere a voi?
Il Coordinamento dei Collettivi si riunisce ogni lunedì sera alle 21.30 in AM1, palazzina rossa davanti a Matematica, mentre ogni Collettivo di facoltà ha un proprio orario e luogo di riunione, che potete trovare su www.collettivi.org. Siamo comunque sempre presenti nelle facoltà che anche noi viviamo in quanto studenti: gli altri studenti ci incontrano e ci fermano a lezione, nei corridoi, nelle aule studio, alle feste senza bisogno di occasioni particolari. Per contattarci via mail: contatti@collettivi.org.
Per quanto riguarda la seconda domanda non pensiamo che ci siano questioni o argomenti che si possano escludere a priori... ogni esigenza che viene avvertita come tale è importante. Noi non ci consideriamo una “lista studentesca”, ma piuttosto uno spazio di discussione, elaborazione e condivisione di nuovi pensieri e nuove pratiche. Per questo diciamo che le nostre assemblee sono aperte a chiunque voglia partecipare. All'interno delle assemblee tutti possono parlare e partecipare alle discussioni e alle decisioni. Il metodo con cui arriviamo a prendere le decisioni è la discussione e non il voto. Quest'ultimo infatti presupporrebbe una logica di appartenenza che non condividiamo ed una eccessiva sintesi, nonché l'invito a nozze a certi partitari troppo abituati a colpi di corrente e leadership.
Ci occupiamo di: didattica, case, no copyright, diritti di cittadinanza, saperi, antiproibizionismo...e tutto quello di cui sopra (vedi domanda 5).
Siamo una struttura di base e come tale tendiamo ad affrontare le questioni nei loro risvolti più reali, per questo studiamo sempre dettagliatamente tutto ciò che succede negli organi accademici: è importante informare e prevederne le ricadute per essere in grado di reagire in tempo. E' il fatto che non siamo definiti come struttura (come lo sono invece un partito od altre forme organizzative) che ci permette di non essere colti da demenza istituzionale o peggio dalla subordinazione a logiche di potere (a volte anche interne..) . E' per questo che invitiamo tutti e tutte quelli che ne abbiano voglia a partecipare alle nostre discussioni o a collaborare\criticare sempre e comunque.
8) Come ponete le questioni che vi si presentano al corpo docente?
Sia all’interno degli organi che partecipando ai momenti di mobilitazione, portiamo alla loro attenzione le questioni che riteniamo importanti e irrinunciabili.
Non cerchiamo di ottenere condiscendenza o di strappare favori, ma semplicemente di riprenderci come studenti ciò che è nostro diritto e che troppo spesso ci viene negato. Chi si vende o si subordina non solo, come ampiamente dimostrato, non ottiene niente nell'immediato se non di essere strumentalizzato, ma arreca il peggior danno che potrebbe fare a tutta la collettività studentesca. Cioè la perdita della dignità.
E' a causa di queste che chiamiamo clementemente “collateralità” con il potere che tutt'oggi la macchina dell'allargamento della partecipazione, come cerchio che si allarga e non si chiude, va lentissima. Per questi comportamenti abbiamo avuto un aumento vertiginoso delle tasse che nei fatti crea sbarramento al sapere oppure stringe il ricatto della precarietà dello studente lavoratore in nero o spesso infelicemente mantenuto. Per questo motivo vengono lesi tutt'oggi i minimi diritti ci tolgono gli appelli, ci guardano ancora i libretti per decidere il voto, ci fanno lavorare senza essere pagati per fini didattici e senza sindacalizzazione negli stages e nei tirocini negli ospedali, ci strozzinano per l'affitto di casa. Per questi motivi guardiamo con diffidenza a chi “sacrifica” la propria vita alla rappresentanza ed al carrierismo e si piega stupidamente al potere. Non ci interessano studenti dei collettivi, soltanto un collettivo inteso come comunità studentesca tutta, libera, felice e consapevole. Per questo la nostra relazione col corpo docente è stata puramente incentrata su determinati saperi quando ce n'è stata l'occasione (vedi l'esperienza di Facoltà Migrante a cui abbiamo partecipato) o sul confronto pubblico e onesto qualora il corpo docente l'abbia accettato. Gli accordi nelle stanze del potere con effetti collaterali sugli studenti non appartengono alla nostra storia. Per questo, per esempio, non abbiamo rettori amici e non crediamo che gli scambi di voto fatti da altre realtà in questi anni abbiano portato conseguenze positive su nessuno.
L'intervista integrale di: Ateneo Studenti
1) Come giudicate i risultati delle elezioni, facendo anche un confronto con quelle degli anni passati?
Trattandosi di corsi di studio, non è facile fare un paragone generale con le elezioni degli anni passati, perché la situazione è molto varia da una facoltà all'altra. Inoltre, per il carattere tutto particolare di questi consigli, molti nostri candidati partecipano unendosi a liste autonome (non collegate dunque ad Ateneo Studenti) nate direttamente nei corsi di studio, perché non ci interessa portare avanti una fazione contro le altre, ma vogliamo prima di tutto partecipare da protagonisti alla vita della nostra Università, e avere la possibilità di impegnarci per tentare di risolvere i problemi concreti dei nostri corsi di studio. D’altra parte bisogna dire che questa nostra concezione anche a quest’ultima tornata elettorale ha avuto un riscontro più che soddisfacente, documentato sia dai buoni risultati ottenuti delle numerose liste autonome a cui abbiamo collaborato, sia dalla forte crescita che Ateneo Studenti ha registrato in molti corsi di laurea, soprattutto nelle facoltà di Economia, Scienze e Ingegneria.
2) Dato che nei consigli non si dovrebbe discutere di questioni politiche, non crede che in questo tipo di elezioni una strumentalizzazione politica sia fuori luogo?
Da un certo punto di vista, il fatto che gli studenti facciano sentire la loro voce e avanzino proposte per migliorare l’università è di per sé un atto politico nel senso più alto e nobile di questo termine. Senza dubbio però questa idea è tutta un’altra cosa rispetto a una certa concezione dell’impegno per cui la rappresentanza studentesca viene intesa o come l’applicazione meccanica di un progetto ideologico (di destra o di sinistra, da questo punto di vista fa poca differenza), o peggio, come il prolungamento di un partito politico. Personalmente sono convinto che nei consigli di corso di studio (e solo in quelli) bisognerebbe abolire le liste e accettare soltanto candidature individuali. È la persona che conta, e certe volte il meccanismo delle liste mette la persona in secondo piano, favorendo così non il gusto di lavorare tutti insieme per migliorare il proprio corso di laurea, ma la contrapposizione astratta tra schieramenti. Occorre prima di tutto prendere coscienza di un obiettivo comune e del fatto che l’impegno è sempre sui problemi concreti; questo non significa annullar le diversità d’opinione degli individui coinvolti, bensì rendere molto più incisivo il lavoro della rappresentanza.
3) Alla luce dei risultati delle elezioni come valutate l’affluenza alle urne degli studenti?
Anche in questo caso è praticamente impossibile dare una risposta univoca; le situazioni sono infatti influenzate da elementi che cambiano anche fortemente da un corso all’altro, come p.e. il numero di studenti per corso di studio (si va dalle poche decine delle specialistiche, dove il quorum è raggiunto con 3-4 voti, alle migliaia di iscritti di certe lauree triennali, dove i quorum a volte sono estremamente alti). In genere però dove i problemi sono più sentiti e urgenti, e dove magari i rappresentanti riescono di più a coinvolgere i propri amici nelle classi, non si verificano quasi mai problemi di quorum. In altri corsi invece quello della mancata elezione dei rappresentanti (per quorum non raggiunto, o anche in alcuni casi per assenza di candidature) è un problema annoso. Teniamo presente in ogni caso che il quorum si raggiunge quando si reca a votare il 10% degli iscritti, e raramente questa soglia viene superata “di slancio”, dunque c’è ancora molta strada da fare, ma ritengo che una svolta possa verificasi se si afferma una concezione della partecipazione che non nasce da astratte appartenenze ideologiche, ma da rapporti reali, personali , tra amici che condividono lo studio e la vita in facoltà; quando si ha la fortuna di incontrare gente così, anche impegnarsi e andare a votare viene percepito non come una perdita di tempo, ma come una parte importante della vita in università.
4)Che potere hanno i rappresentanti eletti? Come si articola il loro compito?
I rappresentanti nei corsi di studio si occupano di alcune tra le necessità più contingenti, immediate e concrete soprattutto riguardo alla vita didattica di noi studenti. In questi consigli infatti si verifica l’equilibrio tra carico di lavoro e crediti nei programmi d’esame, nascono le proposte di modifica degli ordinamenti, si possono segnalare anomalie legate agli orari e alla distribuzione dei corsi nei semestri e si esaminano le varie pratiche studenti (particolarmente delicate sono quelle riguardanti le carriere, p.e. nei casi di passaggio da un corso di laurea ad un altro, dove diventa importante riconoscere i crediti validi all’interno del nuovo percorso in maniera non penalizzante). Su tutti questi argomenti i rappresentanti degli studenti possono intervenire e avanzare proposte; in particolare un luogo sempre molto utile è la Commissione Didattica di corso di studi, che, essendo paritetica (si equivalgono cioè il numero degli studenti e quello dei docenti), dà modo di discutere dei problemi in modo efficace e agevola la possibilità di intervento degli studenti.
5) Su quali punti si articola il vostro programma?
Come già si diceva prima, a livello dei corsi di studio le situazioni e le esigenze sono estremamente varie, per cui sarebbe impossibile darne conto dettagliatamente. Però si può dire che ci siano due linee-guida fondamentali del nostro agire a tutti i livelli della rappresentanza studentesca. La prima riguarda la qualità della didattica: per noi questo significa innanzitutto un continuo lavoro per tentare di migliorare gli assetti degli ordinamenti, poi un controllo puntuale dei programmi d’esame per verificare che tra crediti e carico di lavoro ci sia un’effettiva proporzione (e venga comunque mantenuto un livello culturale adeguato), e infine un’attenzione a che non si verifichino concentramenti eccessivi di insegnamenti fondamentali in un solo semestre, gli orari non si sovrappongano e gli appelli siano in un numero adeguato alle esigenze degli studenti. La seconda linea-guida riguarda invece la richiesta di un maggior riconoscimento del ruolo fondamentale delle associazioni studentesche, che in molti casi portano alla vita dell’Ateneo un grande contributo in termini di vitalità e di capacità di effettivo sostegno alle esigenze degli studenti (penso a iniziative di orientamento e di accoglienza matricole organizzate per l’inizio dell’anno accademico, o a certe interessantissime esperienze di gruppi di studio a Ingegneria, o agli importanti convegni sul tema della sicurezza informatica che da alcuni anni si svolgono al CNR), che però solo raramente viene davvero riconosciuto, e non tanto in termini economici (ogni anno p.e. il Consiglio degli Studenti sovvenziona le iniziative studentesche tramite un apposito bando), ma in termini di spazi di azione e di iniziativa all’interno delle Facoltà.
6) Nell’ambiente è noto l’assenteismo degli studenti eletti ai consigli dei corsi di studio che vengono indetti. Come intendete arginare e risolvere questo problema?
Comincio con una piccola polemica: a mio parere un certo tipo di assenteismo è incoraggiato proprio dal metodo delle liste, che portano a volte i rappresentanti a “nascondersi” dietro un’etichetta ideologica invece che a giocarsi la faccia in prima persona… Comunque, per quanto riguarda me e gli altri del mio gruppo, l’unico rimedio che conosciamo contro l’assenteismo è il tenere a mente che l’incarico da rappresentante non è una “poltrona” da occupare, ma è un’occasione per tentare di far sì che il corso di studi che abbiamo scelto sia all’altezza di quei desideri che hanno portato noi e i nostri amici a iscriverci. In questo modo infatti non solo il senso di responsabilità verso chi ci ha sostenuto con il suo voto cresce decisamente, ma l’impegnarsi nella rappresentanza diventa un’avventura appassionante. Allora diventa interessante non solo essere presenti ai consigli, ma anche avanzare proposte, incontrare quei docenti che si dimostrano disponibili ad un dialogo e tentare di risolvere insieme i problemi… così, col tempo le cose migliorano davvero per tutti.
7) Come siete contattabili dagli studenti? Per quali questioni si possono rivolgere a voi?
In genere gli studenti ci contattano per chiederci chiarimenti su problemi di burocrazia (verbalizzazioni esami, certificazioni, tasse, borse di studio…), oppure ci segnalano carenze e difficoltà riguardo alla didattica; a volte poi ci vengono chiesti consigli su come organizzare iniziative (incontri, riviste…) da studenti che hanno qualcosa di bello da proporre, ma non sono abituati a muoversi nella selva di uffici e segreterie dell’Ateneo. Chi ci conosce ci può trovare ovviamente nelle varie facoltà (specialmente nelle aule studio e nelle biblioteche), ma in ogni caso chiunque può scriverci all’indirizzo mail ateneostudenti@interfree.it per ogni necessità legata alla propria vita universitaria). Inoltre a Lettere e a Informatica sono attivi da qualche tempo dei blog (Lettere e Filosofia: www.listapertalettere.splinder.com Informatica: www.ateneostudenti.splinder.com ) continuamente aggiornati con le ultime notizie della facoltà, con la possibilità per tutti di inviare commenti, domande, opinioni, o anche segnalare problemi o iniziative interessanti.
8) Come ponete le questioni che vi si presentano al corpo docente?
Cercando sempre il dialogo, ma senza inutili timori reverenziali. Certo, a volte non è semplice far comprendere l’urgenza di certi problemi (un esempio classico è la questione degli appelli di esame, che una parte del corpo docente vede ancora solo come una seccatura), ma in questi anni abbiamo scoperto che sui problemi concreti ci sono diversi docenti disposti al dialogo, e abbiamo constatato che lavorare tutti insieme senza inutili contrapposizioni di principio aiuta a cambiare concretamente le cose. A livello di facoltà si potrebbe fare l’esempio degli appelli a Lettere e Filosofia, che da due anni a questa parte, grazie al lavoro di tutti i rappresentanti e della parte del corpo docente più sensibile alle esigenze degli studenti, sono passati da 6 a 8; riguardo ai corsi di studio invece è stato interessante il caso di Lettere, dove durante la protesta dei ricercatori abbiamo ottenuto che fosse attivato il corso di Letteratura Italiana I nel secondo semestre che rischiava di restare “scoperto”, agendo secondo una modalità tale per cui si è riusciti sia a non ledere il diritto di chi protestava, sia a fare in modo che gli studenti non fossero privati di un insegnamento fondamentale del primo anno di studi.
Mauro Scarabelli – Ateneo Studenti Lettere e Filosofia
Trattandosi di corsi di studio, non è facile fare un paragone generale con le elezioni degli anni passati, perché la situazione è molto varia da una facoltà all'altra. Inoltre, per il carattere tutto particolare di questi consigli, molti nostri candidati partecipano unendosi a liste autonome (non collegate dunque ad Ateneo Studenti) nate direttamente nei corsi di studio, perché non ci interessa portare avanti una fazione contro le altre, ma vogliamo prima di tutto partecipare da protagonisti alla vita della nostra Università, e avere la possibilità di impegnarci per tentare di risolvere i problemi concreti dei nostri corsi di studio. D’altra parte bisogna dire che questa nostra concezione anche a quest’ultima tornata elettorale ha avuto un riscontro più che soddisfacente, documentato sia dai buoni risultati ottenuti delle numerose liste autonome a cui abbiamo collaborato, sia dalla forte crescita che Ateneo Studenti ha registrato in molti corsi di laurea, soprattutto nelle facoltà di Economia, Scienze e Ingegneria.
2) Dato che nei consigli non si dovrebbe discutere di questioni politiche, non crede che in questo tipo di elezioni una strumentalizzazione politica sia fuori luogo?
Da un certo punto di vista, il fatto che gli studenti facciano sentire la loro voce e avanzino proposte per migliorare l’università è di per sé un atto politico nel senso più alto e nobile di questo termine. Senza dubbio però questa idea è tutta un’altra cosa rispetto a una certa concezione dell’impegno per cui la rappresentanza studentesca viene intesa o come l’applicazione meccanica di un progetto ideologico (di destra o di sinistra, da questo punto di vista fa poca differenza), o peggio, come il prolungamento di un partito politico. Personalmente sono convinto che nei consigli di corso di studio (e solo in quelli) bisognerebbe abolire le liste e accettare soltanto candidature individuali. È la persona che conta, e certe volte il meccanismo delle liste mette la persona in secondo piano, favorendo così non il gusto di lavorare tutti insieme per migliorare il proprio corso di laurea, ma la contrapposizione astratta tra schieramenti. Occorre prima di tutto prendere coscienza di un obiettivo comune e del fatto che l’impegno è sempre sui problemi concreti; questo non significa annullar le diversità d’opinione degli individui coinvolti, bensì rendere molto più incisivo il lavoro della rappresentanza.
3) Alla luce dei risultati delle elezioni come valutate l’affluenza alle urne degli studenti?
Anche in questo caso è praticamente impossibile dare una risposta univoca; le situazioni sono infatti influenzate da elementi che cambiano anche fortemente da un corso all’altro, come p.e. il numero di studenti per corso di studio (si va dalle poche decine delle specialistiche, dove il quorum è raggiunto con 3-4 voti, alle migliaia di iscritti di certe lauree triennali, dove i quorum a volte sono estremamente alti). In genere però dove i problemi sono più sentiti e urgenti, e dove magari i rappresentanti riescono di più a coinvolgere i propri amici nelle classi, non si verificano quasi mai problemi di quorum. In altri corsi invece quello della mancata elezione dei rappresentanti (per quorum non raggiunto, o anche in alcuni casi per assenza di candidature) è un problema annoso. Teniamo presente in ogni caso che il quorum si raggiunge quando si reca a votare il 10% degli iscritti, e raramente questa soglia viene superata “di slancio”, dunque c’è ancora molta strada da fare, ma ritengo che una svolta possa verificasi se si afferma una concezione della partecipazione che non nasce da astratte appartenenze ideologiche, ma da rapporti reali, personali , tra amici che condividono lo studio e la vita in facoltà; quando si ha la fortuna di incontrare gente così, anche impegnarsi e andare a votare viene percepito non come una perdita di tempo, ma come una parte importante della vita in università.
4)Che potere hanno i rappresentanti eletti? Come si articola il loro compito?
I rappresentanti nei corsi di studio si occupano di alcune tra le necessità più contingenti, immediate e concrete soprattutto riguardo alla vita didattica di noi studenti. In questi consigli infatti si verifica l’equilibrio tra carico di lavoro e crediti nei programmi d’esame, nascono le proposte di modifica degli ordinamenti, si possono segnalare anomalie legate agli orari e alla distribuzione dei corsi nei semestri e si esaminano le varie pratiche studenti (particolarmente delicate sono quelle riguardanti le carriere, p.e. nei casi di passaggio da un corso di laurea ad un altro, dove diventa importante riconoscere i crediti validi all’interno del nuovo percorso in maniera non penalizzante). Su tutti questi argomenti i rappresentanti degli studenti possono intervenire e avanzare proposte; in particolare un luogo sempre molto utile è la Commissione Didattica di corso di studi, che, essendo paritetica (si equivalgono cioè il numero degli studenti e quello dei docenti), dà modo di discutere dei problemi in modo efficace e agevola la possibilità di intervento degli studenti.
5) Su quali punti si articola il vostro programma?
Come già si diceva prima, a livello dei corsi di studio le situazioni e le esigenze sono estremamente varie, per cui sarebbe impossibile darne conto dettagliatamente. Però si può dire che ci siano due linee-guida fondamentali del nostro agire a tutti i livelli della rappresentanza studentesca. La prima riguarda la qualità della didattica: per noi questo significa innanzitutto un continuo lavoro per tentare di migliorare gli assetti degli ordinamenti, poi un controllo puntuale dei programmi d’esame per verificare che tra crediti e carico di lavoro ci sia un’effettiva proporzione (e venga comunque mantenuto un livello culturale adeguato), e infine un’attenzione a che non si verifichino concentramenti eccessivi di insegnamenti fondamentali in un solo semestre, gli orari non si sovrappongano e gli appelli siano in un numero adeguato alle esigenze degli studenti. La seconda linea-guida riguarda invece la richiesta di un maggior riconoscimento del ruolo fondamentale delle associazioni studentesche, che in molti casi portano alla vita dell’Ateneo un grande contributo in termini di vitalità e di capacità di effettivo sostegno alle esigenze degli studenti (penso a iniziative di orientamento e di accoglienza matricole organizzate per l’inizio dell’anno accademico, o a certe interessantissime esperienze di gruppi di studio a Ingegneria, o agli importanti convegni sul tema della sicurezza informatica che da alcuni anni si svolgono al CNR), che però solo raramente viene davvero riconosciuto, e non tanto in termini economici (ogni anno p.e. il Consiglio degli Studenti sovvenziona le iniziative studentesche tramite un apposito bando), ma in termini di spazi di azione e di iniziativa all’interno delle Facoltà.
6) Nell’ambiente è noto l’assenteismo degli studenti eletti ai consigli dei corsi di studio che vengono indetti. Come intendete arginare e risolvere questo problema?
Comincio con una piccola polemica: a mio parere un certo tipo di assenteismo è incoraggiato proprio dal metodo delle liste, che portano a volte i rappresentanti a “nascondersi” dietro un’etichetta ideologica invece che a giocarsi la faccia in prima persona… Comunque, per quanto riguarda me e gli altri del mio gruppo, l’unico rimedio che conosciamo contro l’assenteismo è il tenere a mente che l’incarico da rappresentante non è una “poltrona” da occupare, ma è un’occasione per tentare di far sì che il corso di studi che abbiamo scelto sia all’altezza di quei desideri che hanno portato noi e i nostri amici a iscriverci. In questo modo infatti non solo il senso di responsabilità verso chi ci ha sostenuto con il suo voto cresce decisamente, ma l’impegnarsi nella rappresentanza diventa un’avventura appassionante. Allora diventa interessante non solo essere presenti ai consigli, ma anche avanzare proposte, incontrare quei docenti che si dimostrano disponibili ad un dialogo e tentare di risolvere insieme i problemi… così, col tempo le cose migliorano davvero per tutti.
7) Come siete contattabili dagli studenti? Per quali questioni si possono rivolgere a voi?
In genere gli studenti ci contattano per chiederci chiarimenti su problemi di burocrazia (verbalizzazioni esami, certificazioni, tasse, borse di studio…), oppure ci segnalano carenze e difficoltà riguardo alla didattica; a volte poi ci vengono chiesti consigli su come organizzare iniziative (incontri, riviste…) da studenti che hanno qualcosa di bello da proporre, ma non sono abituati a muoversi nella selva di uffici e segreterie dell’Ateneo. Chi ci conosce ci può trovare ovviamente nelle varie facoltà (specialmente nelle aule studio e nelle biblioteche), ma in ogni caso chiunque può scriverci all’indirizzo mail ateneostudenti@interfree.it per ogni necessità legata alla propria vita universitaria). Inoltre a Lettere e a Informatica sono attivi da qualche tempo dei blog (Lettere e Filosofia: www.listapertalettere.splinder.com Informatica: www.ateneostudenti.splinder.com ) continuamente aggiornati con le ultime notizie della facoltà, con la possibilità per tutti di inviare commenti, domande, opinioni, o anche segnalare problemi o iniziative interessanti.
8) Come ponete le questioni che vi si presentano al corpo docente?
Cercando sempre il dialogo, ma senza inutili timori reverenziali. Certo, a volte non è semplice far comprendere l’urgenza di certi problemi (un esempio classico è la questione degli appelli di esame, che una parte del corpo docente vede ancora solo come una seccatura), ma in questi anni abbiamo scoperto che sui problemi concreti ci sono diversi docenti disposti al dialogo, e abbiamo constatato che lavorare tutti insieme senza inutili contrapposizioni di principio aiuta a cambiare concretamente le cose. A livello di facoltà si potrebbe fare l’esempio degli appelli a Lettere e Filosofia, che da due anni a questa parte, grazie al lavoro di tutti i rappresentanti e della parte del corpo docente più sensibile alle esigenze degli studenti, sono passati da 6 a 8; riguardo ai corsi di studio invece è stato interessante il caso di Lettere, dove durante la protesta dei ricercatori abbiamo ottenuto che fosse attivato il corso di Letteratura Italiana I nel secondo semestre che rischiava di restare “scoperto”, agendo secondo una modalità tale per cui si è riusciti sia a non ledere il diritto di chi protestava, sia a fare in modo che gli studenti non fossero privati di un insegnamento fondamentale del primo anno di studi.
Mauro Scarabelli – Ateneo Studenti Lettere e Filosofia
lunedì, giugno 26, 2006
Risultati elezioni studentesche
Proprio mentre distribuiamo il nostro giornale, sono usciti i risultati finali delle elezioni studentesche universitarie.
A un mese dalle elezioni politiche tornare alle urne è sembrato faticoso. Dopo l’insopportabile mulinello che i media ci hanno propinato prima del 9 e 10 aprile non tutti avevano voglia di sentir parlare di liste, candidati, voti e percentuali. Ma il bello della democrazia è anche questo e il 9 e 10 Maggio noi tutti ci siamo ritrovati a mettere una croce su una scheda. Uno sforzo necessario, bello e generoso. Un gesto intelligente speso nell’interesse collettivo. Ora che la palla passa agli eletti noi de L’ora d’aria (dal basso della nostra statura) vogliamo lanciare un appello a coloro che avranno il ruolo di rappresentanti: evitate inutili scontri di natura ideologica e cercate il più possibile di collaborare tra voi. Sarebbe la cosa più bella e seria che potreste fare per onorare il vostro compito.
Su questo argomento rilanciamo il nostro piccolo editoriale del numero 2:
A un mese dalle elezioni politiche tornare alle urne è sembrato faticoso. Dopo l’insopportabile mulinello che i media ci hanno propinato prima del 9 e 10 aprile non tutti avevano voglia di sentir parlare di liste, candidati, voti e percentuali. Ma il bello della democrazia è anche questo e il 9 e 10 Maggio noi tutti ci siamo ritrovati a mettere una croce su una scheda. Uno sforzo necessario, bello e generoso. Un gesto intelligente speso nell’interesse collettivo. Ora che la palla passa agli eletti noi de L’ora d’aria (dal basso della nostra statura) vogliamo lanciare un appello a coloro che avranno il ruolo di rappresentanti: evitate inutili scontri di natura ideologica e cercate il più possibile di collaborare tra voi. Sarebbe la cosa più bella e seria che potreste fare per onorare il vostro compito.
L'intervista integrale di: Azione Universitaria
1) Come giudicate i risultati delle elezioni, facendo anche un confronto con quelle degli anni passati?
Per la nostra lista queste elezioni sono andate bene se si considera che abbiamo aumentato i consiglieri di corso di laurea rispetto a quelli che avevamo l’anno scorso. Sono aumentati i corsi di laurea dove siamo presenti e in alcuni corsi dove già avevamo una rappresentanza si è andati anche meglio del previsto.
2) Dato che nei consigli non si dovrebbe discutere di questioni politiche, non crede che in questo tipo di elezioni una strumentalizzazione politica sia fuori luogo?
Infatti non c’è una strumentalizzazione politica all’interno dei consigli di corso di laurea, ci siamo presentati con il simbolo di Azione Universitaria perché siamo comunque un gruppo di amici che la pensa allo stesso modo ma il ruolo che abbiamo in questo organo e nei consigli di facoltà è quello di essere i “sindacalisti” degli studenti e spesso ci troviamo a prendere decisioni comuni anche con altri consiglieri degli studenti.
3) Alla luce dei risultati delle elezioni come valutate l'affluenza alle urne degli studenti?
A dire la verità non mi aspettavo una affluenza così alta è da molto che non si registravano così tanti votanti per i consigli di corso di laurea. Non posso che essere soddisfatto perché questo vuole anche dire che gli studenti si interessano della gestione della facoltà e del corso che frequentano
4) Che potere hanno i rappresentanti eletti? Come si articola il loro compito?
I rappresentanti degli studenti si occuperanno di tutto ciò che è inerente al loro consiglio di corso di laurea partendo dalla didattica e arrivando alla valutazione del percorso formativo del singolo studente.
5) Su quali punti si articola il vostro programma?
Non esiste un vero e proprio programma per i consigli di corso di laurea anche perché si agisce principalmente sulla didattica. Si valutano le situazioni di caso in caso e per consiglio di corso di laurea.
6) Nell'ambiente è noto l'assenteismo degli studenti eletti ai consigli dei corsi di studio che vengono indetti. Come intendete arginare e risolvere questo problema?
C’è da dire che molto spesso i rappresentanti non possono essere presenti perché i consigli si svolgono anche durante le ore di lezione noi da parte nostra cerchiamo di assicurare il massimo impegno.
7) Come siete contattabili dagli studenti? Per quali questioni si possono rivolgere a voi?
Noi siamo contattabili dagli studenti attraverso il nostro sito internet www.azun.it, la nostra mail info@azun.it. Gli studenti si possono rivolgere a noi per qualsiasi problema siamo sempre disponibili a dare tutti i chiarimenti necessari e a raccogliere tutte le osservazioni necessarie al miglioramento delle nostre facoltà e anche del nostro operato
8) Come ponete le questioni che vi si presentano al corpo docente?
Naturalmente dialogando con i nostri docenti e quando necessario anche alzando la voce per far valere i nostri diritti.
Per la nostra lista queste elezioni sono andate bene se si considera che abbiamo aumentato i consiglieri di corso di laurea rispetto a quelli che avevamo l’anno scorso. Sono aumentati i corsi di laurea dove siamo presenti e in alcuni corsi dove già avevamo una rappresentanza si è andati anche meglio del previsto.
2) Dato che nei consigli non si dovrebbe discutere di questioni politiche, non crede che in questo tipo di elezioni una strumentalizzazione politica sia fuori luogo?
Infatti non c’è una strumentalizzazione politica all’interno dei consigli di corso di laurea, ci siamo presentati con il simbolo di Azione Universitaria perché siamo comunque un gruppo di amici che la pensa allo stesso modo ma il ruolo che abbiamo in questo organo e nei consigli di facoltà è quello di essere i “sindacalisti” degli studenti e spesso ci troviamo a prendere decisioni comuni anche con altri consiglieri degli studenti.
3) Alla luce dei risultati delle elezioni come valutate l'affluenza alle urne degli studenti?
A dire la verità non mi aspettavo una affluenza così alta è da molto che non si registravano così tanti votanti per i consigli di corso di laurea. Non posso che essere soddisfatto perché questo vuole anche dire che gli studenti si interessano della gestione della facoltà e del corso che frequentano
4) Che potere hanno i rappresentanti eletti? Come si articola il loro compito?
I rappresentanti degli studenti si occuperanno di tutto ciò che è inerente al loro consiglio di corso di laurea partendo dalla didattica e arrivando alla valutazione del percorso formativo del singolo studente.
5) Su quali punti si articola il vostro programma?
Non esiste un vero e proprio programma per i consigli di corso di laurea anche perché si agisce principalmente sulla didattica. Si valutano le situazioni di caso in caso e per consiglio di corso di laurea.
6) Nell'ambiente è noto l'assenteismo degli studenti eletti ai consigli dei corsi di studio che vengono indetti. Come intendete arginare e risolvere questo problema?
C’è da dire che molto spesso i rappresentanti non possono essere presenti perché i consigli si svolgono anche durante le ore di lezione noi da parte nostra cerchiamo di assicurare il massimo impegno.
7) Come siete contattabili dagli studenti? Per quali questioni si possono rivolgere a voi?
Noi siamo contattabili dagli studenti attraverso il nostro sito internet www.azun.it, la nostra mail info@azun.it. Gli studenti si possono rivolgere a noi per qualsiasi problema siamo sempre disponibili a dare tutti i chiarimenti necessari e a raccogliere tutte le osservazioni necessarie al miglioramento delle nostre facoltà e anche del nostro operato
8) Come ponete le questioni che vi si presentano al corpo docente?
Naturalmente dialogando con i nostri docenti e quando necessario anche alzando la voce per far valere i nostri diritti.
secondo giorno di consegna
e anche il secondo giorno di consegna è passato!
tra oggi e venerdi io e luca abbiamo consegnato 750 copie su 1500..
e anche oggi qualcuno ha apprezzato e qualcuno (mi) ha.. disprezzato! :-)
per il resto (le altre 750 copie o giù di li) servirebbe un pò di buona volontà di chi ha partecipato alla stesura ma latita dal lavoro manuale..
quindi: fatevi vivi e date una mano!!!!
tra oggi e venerdi io e luca abbiamo consegnato 750 copie su 1500..
e anche oggi qualcuno ha apprezzato e qualcuno (mi) ha.. disprezzato! :-)
per il resto (le altre 750 copie o giù di li) servirebbe un pò di buona volontà di chi ha partecipato alla stesura ma latita dal lavoro manuale..
quindi: fatevi vivi e date una mano!!!!
L'intervista integrale di: Sinistra Per...
1) Come giudicate i risultati delle elezioni, facendo anche un confronto con quelle degli anni passati?
Noi di Sinistra per... ci riteniamo soddisfatti dei risultati elettorali. Non può esser fatto un confronto reale rispetto all'anno scorso perchè quest'anno le elezioni hanno riguardato soltanto i corsi di laurea e non invece gli organi centrali per i quali l'impengo, il coinvolgimento e l'interesse degli studenti e certamente superiore. In alcuni corsi abbiamo avuto così tanti voti che i candidati non sono bastati, in altri non abbiamo potuto candidare nessuno ed è questo l'aspetto negativo che dobbiamo lasciarci alle spalle l'anno prossimo.
2) Dato che nei consigli non si dovrebbe discutere di questioni politiche, non crede che in questo tipo di elezioni una strumentalizzazione politica sia fuori luogo?
Innanzitutto non abbiamo strumentalizzato politicamente nulla, in secondo luogo tutto ciò che è partecipazione alla cosa pubblica è inerente in misura maggiore o minore alla politica. Noi abbiamo delle idee precise sull'università ed abbiamo soprattutto uno stile di lavoro che ci contraddistingue. E' in questo senso che riteniamo di fare la differenza. Gli studenti possono scegliere ed è ovvio che, siccome non si tratta del governo di un paese, anche ragazzi non di sinistra possono votarci senza per questo perdere in coerenza. Infine voglio ricordare che alcune questioni spinosissime partono proprio da questi piccoli organi fra la disattenzione di tutti. Un esempio? La cattedra all'azienda privata baxter nella facoltà di lettere è un'iniziativa partita in un corso di laurea e che doveva essere combattuta politicamente da chi non crede nella inoculata svendita di cattedre ai privati.
3) Alla luce dei risultati delle elezioni come valutate l'affluenza alle urne degli studenti?
Quando io sono arrivato a Pisa per studiare sono rimasto sconvolto dalle percentuali bassissime! Oggi mi rimprovero di averci un pò fatto l'abitudine. Nella mia facoltà ha votato il 16% degli studenti. Questo risultato è considerato molto positivo, ma è ovvio che c'è un problema di fondo da risolvere. Gli studenti non vanno a votare per diversi motivi: distrazione e rifiuto del sistema attuale. Forse non facciamo abbastanza presa sulla "base". E' un problema globale di questa epoca e bisogna impegnarsi per ridare linfa vitale alla partecipazione che secondo me è fatta di dialettica fra visioni diverse del mondo. E' proprio nel confronto fra diversi (come la destra e la sinistra, a tutti i livelli) che può esserci uno sviluppo culturale e un miglioramento dell'università.
4) Che potere hanno i rappresentanti eletti? Come si articola il loro compito?
I rappresentanti eletti quest'anno hanno il compito di partecipare ai consigli del corso di laurea. In quella sede hanno titolo a parlare e a votare come tutti gli altri componenti. Gli studenti sono in netta minoranza quindi è la costante presenza e la preparazione che possono fare la differenza. I consigli di corso di laurea non sono molto numerosi ma si occupano di coordinare e gestire le attività di insegnamento, sperimentare nuove modalità, programmare la gestione e l'impiego delle risorse didattiche disponibili. Per maggiore precisione basta leggere l'articolo 27 dello statuto d'ateneo che trovate facilmente sul sito internet dell'università.
5) Su quali punti si articola il vostro programma?
Ogni gruppo di corso di laurea ha il suo programma basato sulle specifiche problematiche di ogni corso di laurea. Tutti però abbiamo fatto presente che lavoreremo nell'organo proponendo di mantenere in vita il sitema del 3+2, chiedendo dei miglioramenti dello stesso e terremo alta la guardia per fare in modo che il peggio della contro-riforma moratti venga ,quando possibile, evitato.
6) Nell'ambiente è noto l'assenteismo degli studenti eletti ai consigli dei corsi di studio che vengono indetti. Come intendete arginare e risolvere questo problema?
Sono orgoglioso di far notare che Sinistra per... non ha da arginare questo problema perchè è invece nota la costante presenza dei nostri rappresentanti negli organi a tutti i livelli. A volte la nostra è una presenza anche poco desiderata. Questa domanda va forse fatta a quelle liste di studenti che nascono e muoiono durante la campagna elettorale o a quelle liste "storiche" disposte ad impegnare il loro tempo solo per discutere di massimi sistemi e di ideologie dell'ottocento come fanno, a volte, i numerosi collettivi che troviamo a Pisa.
7) Come siete contattabili dagli studenti? Per quali questioni si possono rivolgere a voi?
Gli studenti possono rivolgersi a noi per qualsiasi dubbio. Non siamo certo un centro di informazioni ma possiamo orientarli il meglio possibile. I rappresentanti sono contattabili in facoltà (dove dovrebbero vedersi spesso). Ad ogni modo ci sono le guide di facoltà che indicano i nomi e i recapiti. Se la facoltà non li indica basta chiedere in segreteria il recapito di un rappresentante. Sarei molto contento se in tanti venissero a "punzecchiarci" per farci fare di più e di meglio. I tipi di problemi che possiamo risolvere riguardano le relazioni con i professori. Se il mancato rispetto delle regole viene messo in evidenza da un singolo sono possibile delle inaspettate ritorsioni dei professori meno onesti, se invece un problema viene posto da una collettività come la nostra lista, gli studenti sono più garantiti. Quando ancora non ero rappresentante una mia professoressa prendeva ingiustamente le firme di frequenza, l'ho fatto presente ad un mio rappresentante e quest'anno la professoressa ha dovuto rinunciare a questo illegittimo controllo.
8) Come ponete le questioni che vi si presentano al corpo docente?
Abbiamo sempre fatto critiche sui contenuti. Ogni gruppo di facoltà ha poi la sua storia, le sue caratteristiche e i suoi modi di relazionarsi ma ci accomuna un senso di responsabilità forte che rende le nostre posizioni forti anche quando sono difficili o poco popolari. Alcuni di noi sono più duri, altri più diplomatici... insieme siamo una squadra completa ed eterogenea.
Maurizio Falsone Coordinatore della lista Sinistra per...
Noi di Sinistra per... ci riteniamo soddisfatti dei risultati elettorali. Non può esser fatto un confronto reale rispetto all'anno scorso perchè quest'anno le elezioni hanno riguardato soltanto i corsi di laurea e non invece gli organi centrali per i quali l'impengo, il coinvolgimento e l'interesse degli studenti e certamente superiore. In alcuni corsi abbiamo avuto così tanti voti che i candidati non sono bastati, in altri non abbiamo potuto candidare nessuno ed è questo l'aspetto negativo che dobbiamo lasciarci alle spalle l'anno prossimo.
2) Dato che nei consigli non si dovrebbe discutere di questioni politiche, non crede che in questo tipo di elezioni una strumentalizzazione politica sia fuori luogo?
Innanzitutto non abbiamo strumentalizzato politicamente nulla, in secondo luogo tutto ciò che è partecipazione alla cosa pubblica è inerente in misura maggiore o minore alla politica. Noi abbiamo delle idee precise sull'università ed abbiamo soprattutto uno stile di lavoro che ci contraddistingue. E' in questo senso che riteniamo di fare la differenza. Gli studenti possono scegliere ed è ovvio che, siccome non si tratta del governo di un paese, anche ragazzi non di sinistra possono votarci senza per questo perdere in coerenza. Infine voglio ricordare che alcune questioni spinosissime partono proprio da questi piccoli organi fra la disattenzione di tutti. Un esempio? La cattedra all'azienda privata baxter nella facoltà di lettere è un'iniziativa partita in un corso di laurea e che doveva essere combattuta politicamente da chi non crede nella inoculata svendita di cattedre ai privati.
3) Alla luce dei risultati delle elezioni come valutate l'affluenza alle urne degli studenti?
Quando io sono arrivato a Pisa per studiare sono rimasto sconvolto dalle percentuali bassissime! Oggi mi rimprovero di averci un pò fatto l'abitudine. Nella mia facoltà ha votato il 16% degli studenti. Questo risultato è considerato molto positivo, ma è ovvio che c'è un problema di fondo da risolvere. Gli studenti non vanno a votare per diversi motivi: distrazione e rifiuto del sistema attuale. Forse non facciamo abbastanza presa sulla "base". E' un problema globale di questa epoca e bisogna impegnarsi per ridare linfa vitale alla partecipazione che secondo me è fatta di dialettica fra visioni diverse del mondo. E' proprio nel confronto fra diversi (come la destra e la sinistra, a tutti i livelli) che può esserci uno sviluppo culturale e un miglioramento dell'università.
4) Che potere hanno i rappresentanti eletti? Come si articola il loro compito?
I rappresentanti eletti quest'anno hanno il compito di partecipare ai consigli del corso di laurea. In quella sede hanno titolo a parlare e a votare come tutti gli altri componenti. Gli studenti sono in netta minoranza quindi è la costante presenza e la preparazione che possono fare la differenza. I consigli di corso di laurea non sono molto numerosi ma si occupano di coordinare e gestire le attività di insegnamento, sperimentare nuove modalità, programmare la gestione e l'impiego delle risorse didattiche disponibili. Per maggiore precisione basta leggere l'articolo 27 dello statuto d'ateneo che trovate facilmente sul sito internet dell'università.
5) Su quali punti si articola il vostro programma?
Ogni gruppo di corso di laurea ha il suo programma basato sulle specifiche problematiche di ogni corso di laurea. Tutti però abbiamo fatto presente che lavoreremo nell'organo proponendo di mantenere in vita il sitema del 3+2, chiedendo dei miglioramenti dello stesso e terremo alta la guardia per fare in modo che il peggio della contro-riforma moratti venga ,quando possibile, evitato.
6) Nell'ambiente è noto l'assenteismo degli studenti eletti ai consigli dei corsi di studio che vengono indetti. Come intendete arginare e risolvere questo problema?
Sono orgoglioso di far notare che Sinistra per... non ha da arginare questo problema perchè è invece nota la costante presenza dei nostri rappresentanti negli organi a tutti i livelli. A volte la nostra è una presenza anche poco desiderata. Questa domanda va forse fatta a quelle liste di studenti che nascono e muoiono durante la campagna elettorale o a quelle liste "storiche" disposte ad impegnare il loro tempo solo per discutere di massimi sistemi e di ideologie dell'ottocento come fanno, a volte, i numerosi collettivi che troviamo a Pisa.
7) Come siete contattabili dagli studenti? Per quali questioni si possono rivolgere a voi?
Gli studenti possono rivolgersi a noi per qualsiasi dubbio. Non siamo certo un centro di informazioni ma possiamo orientarli il meglio possibile. I rappresentanti sono contattabili in facoltà (dove dovrebbero vedersi spesso). Ad ogni modo ci sono le guide di facoltà che indicano i nomi e i recapiti. Se la facoltà non li indica basta chiedere in segreteria il recapito di un rappresentante. Sarei molto contento se in tanti venissero a "punzecchiarci" per farci fare di più e di meglio. I tipi di problemi che possiamo risolvere riguardano le relazioni con i professori. Se il mancato rispetto delle regole viene messo in evidenza da un singolo sono possibile delle inaspettate ritorsioni dei professori meno onesti, se invece un problema viene posto da una collettività come la nostra lista, gli studenti sono più garantiti. Quando ancora non ero rappresentante una mia professoressa prendeva ingiustamente le firme di frequenza, l'ho fatto presente ad un mio rappresentante e quest'anno la professoressa ha dovuto rinunciare a questo illegittimo controllo.
8) Come ponete le questioni che vi si presentano al corpo docente?
Abbiamo sempre fatto critiche sui contenuti. Ogni gruppo di facoltà ha poi la sua storia, le sue caratteristiche e i suoi modi di relazionarsi ma ci accomuna un senso di responsabilità forte che rende le nostre posizioni forti anche quando sono difficili o poco popolari. Alcuni di noi sono più duri, altri più diplomatici... insieme siamo una squadra completa ed eterogenea.
Maurizio Falsone Coordinatore della lista Sinistra per...
domenica, giugno 25, 2006
venerdì, giugno 23, 2006
commenti post consegna
ciao, dopo un paio di ore di consegna, con questo post vorrei:
-ringraziare tutti quelli che con interesse hanno accettato una copia dell'ora,
-salutare tutti quelli che ci conoscevano già e quelli che ci hanno conosciuto oggi
-salutare coloro che non finiranno mai su questo blog in quanto alla consegna del giornalino affermano "no grazie, io non leggo"
...andate a mensa, andate...
per il resto ricordo a chiunque che i commenti su questo blog sono sempre ben accetti!!
anche e soprattutto da coloro che stanno ricevendo in questi giorni il number two e vogliono farci sapere cosa ne pensano!
NON VI VERGOGNATE!!
-ringraziare tutti quelli che con interesse hanno accettato una copia dell'ora,
-salutare tutti quelli che ci conoscevano già e quelli che ci hanno conosciuto oggi
-salutare coloro che non finiranno mai su questo blog in quanto alla consegna del giornalino affermano "no grazie, io non leggo"
...andate a mensa, andate...
per il resto ricordo a chiunque che i commenti su questo blog sono sempre ben accetti!!
anche e soprattutto da coloro che stanno ricevendo in questi giorni il number two e vogliono farci sapere cosa ne pensano!
NON VI VERGOGNATE!!
Le prime due pagine del n°2
Ecco le prime due pagine del numero 2. Argomento: le elezioni studentesche del 9e10 maggio. Abbiamo intervistato i 4 gruppi studenteschi rivolgendo loro le stesse domande e dedicando loro lo stesso spazio. Noterete che i risultati sono diversi...Presto saranno pubblicate qui le interviste in versione integrale.
Alcune copie (circa 370) sono già state distribuite presso le facoltà di lettere e lingue e presso la mensa centrale.
Alcune copie (circa 370) sono già state distribuite presso le facoltà di lettere e lingue e presso la mensa centrale.
giovedì, giugno 22, 2006
lunedì, giugno 19, 2006
La Luminara a Pisa
domenica, giugno 18, 2006
Finalmente!
Finalmente il numero 2 è alle stampe! Abbiamo già anticipato qualcosa; qui possiamo solo aggiungere che è stato un travaglio, se possibile, ancora più agitato del primo. Due sostanzialmente le novità: molti più articoli e una grafica decisamente migliore. I fondi, stavolta, sono stati concessi dalla Facoltà di Lettere, mentre per il n°1 ci aveva aiutato la Facoltà di Lingue.
Ringraziamenti? A chi ci ha creduto, a chi ci crede e a chi ci crederà. E al professor Iozzi (strumenti informatici per l'editoria del modulo PESP), senza il quale la grafica del n°2 sarebbe stata scarsa come quella dell'1 ;-).
Ringraziamenti? A chi ci ha creduto, a chi ci crede e a chi ci crederà. E al professor Iozzi (strumenti informatici per l'editoria del modulo PESP), senza il quale la grafica del n°2 sarebbe stata scarsa come quella dell'1 ;-).
venerdì, giugno 16, 2006
L’angolo del pallone
9 luglio 2006. Per molti magari una data come tutte le altre senza alcun significato particolare. Per qualcuno può indicare la partenza per le meritate vacanze. Può evocare un ricordo passato, un anniversario, un compleanno. Per gli appassionati è semplicemente il giorno della finale dei mondiali di calcio. Un evento impossibile da non seguire, una competizione che da sempre regala emozioni fortissime ed ha il pregio di unire il laziale al romanista, il fiorentino allo juventino, il milanista all’interista. Durante il mondiale tutti noi ci facciamo più o meno trasportare da quella palla rotonda presa continuamente a calci da più di un secolo da ogni sorta di persone. E che da quando è stata inventata sprigiona brividi intensi. Per scadere nella banalità come rimanere indifferenti all’esultanza di Tardelli dopo il secondo gol segnato nella finale del 1982? Tutta l’Italia era percorsa da un sentimento comune di gioia impazzita. Un’emozione che tutti ci auguriamo di poter vivere in questo inizio d’estate che sta per arrivare. E allora via ai commenti, via alle accese discussioni al bar mentre prendiamo il caffè, via alle mille e più formazioni escogitate da noi innamorati della favola del calcio che giochiamo a sentirci allenatori. “Totti ce la farà? ”, “Gioca Gilardino o Del Piero?”. Iniziano i sogni di festa, iniziano le scaramanzie e iniziano anche i preparativi in caso di vittoria (ma questo nessuno lo dice perché teme di portare sfortuna…). L’Italia cambia in quei giorni e si riunisce tutta insieme davanti alla televisione, in compagnia o da soli, davanti ai maxischermi nelle piazze. Nessuno parla d’altro che di Toni e De Rossi, Gattuso e Pirlo, Buffon e Nesta. Al fischio d’inizio tutto sparisce e si trattiene il fiato per novanta minuti cercando di incitare e fare la nostra parte per spingere gli azzurri alla vittoria. Ci sentiamo partecipi di una sorte comune e sembra di essere tirati in ballo direttamente, come se avessimo il potere di cambiare la storia con un solo piccolo gesto o parola. Poi il campo. Inutile dire che nello stivale c’è grande ottimismo per la nona coppa F.I.F.A., e ci sono tutte le ragioni per sperare di alzare quella tanto agognata coppa. La nostra nazionale è forte in tutti i reparti. Al vederla dal di fuori non ha punti deboli tranne uno storico: il carattere. Negli ultimi anni siamo andati incontro a delusioni immense per mancanza di concentrazione, per aver erroneamente sottovalutato l’avversario. Così facendo la Corea diventa l’Argentina e la Danimarca il Brasile. Proprio la selecao è la maggiore indiziata alla vittoria finale per la straordinaria qualità dei suoi campioni. Uno su tutti quel Ronaldinho che sta facendo magie. Ma i verdeoro sono notoriamente e da sempre scarsi in difesa e se Toni e Totti riusiciranno a esprimersi come sanno il risultato è tutt’altro che scontato. Infine ci sono le outsiders. In primis la Germania padrona di casa che certo non sarà la squadra che abbiamo surclassato a Firenze. Il giocare tra le mura amiche infonderà forza ai tedeschi e dovremo stare ben attenti. Poi l’Argentina, ovviamente, che non ha nomi altisonanti ma potrà contare sul talento di Messi, uno che ce ne farà vedere delle belle per i prossimi quindici anni, e dei bomber Tevez e Crespo. Quindi staccate da questo gruppetto vengono le solite note:Olanda, Inghilterra, Francia, Repubblica Ceca. E attenzione andrà riservata anche agli USA che stanno crescendo a livello calcistico. Insomma si prospetta un mondiale di tutto rispetto, che ci proporrà colpi di scena sicuri. La speranza di tutti è che alla fine vinca lo spettacolo sia in campo che sugli spalti. Una partita vissuta nella tranquillità e nella serenità senza vandalismi e gesti stupidamente estremi è uno spettacolo stupendo. Le coreografie, il tifo, il pubblico, i cori e i colori dello stadio sono bellissimi. Se poi sopra di tutti si innalzeranno l’azzurro e il tricolore tutto sarà ancora più indimenticabile…
lunedì, giugno 05, 2006
S. Patrick's day
Resoconto della festa di S. Patrizio (17 Marzo) a Dublino...un po' in ritardo, ma sempre vivo...
La parata è prevista per mezzogiorno ma alle 10 tutti sono già appostati lungo le transenne di O’Connell street. Non vale il freddo, non vale la pioggia. S. Patrizio si festeggia una volta all’anno e i dublinesi di restare a casa non ci pensano nemmeno. Un mare di gente (circa mezzo milione erano previsti dalle autorità) affolla i marciapiedi per la gioia di commercianti e di venditori improvvisati: quello che va più a ruba sono dei grossi cappelli verdi che sembrano la caricatura della vecchia tuba.
Per gli irlandesi il 17 marzo è un giorno sacro dove si festeggia il santo patrono, San Patrizio. E’ il carnevale locale, il momento che collega la fredda terra verde al caldo mediterraneo festaiolo. Non per niente questa celebrazione, esportata fino in America e Cina, è l’orgoglio di ogni autentico irlandese. Fiumi di birra (specialmente Guinness) bagnano le tavole e a poco servono gli appelli alla morigeratezza e al recupero dello spirito originariamente cristiano della festa. Quando si tratta di fare baldoria qua non si tira indietro nessuno.
Per la capitale, l’inizio ufficiale dei festeggiamenti è la partenza della parata dal centro. C’è di tutto: carri con statue di cartapesta, danzatori mascherati, bande musicali. Perfino ballerine di samba che fanno un po’ tenerezza a vederle seminude con la temperatura vicina allo zero. La voglia spasmodica di far festa ad ogni costo si può leggere sulla faccia dei presenti. Un gruppo di spagnoli canta scompostamente cori da stadio. Non si potrebbe bere per strada, ma loro sono ugualmente ubriachi perché hanno nascosto l’alcool dentro delle insospettabili bottigliette di coca-cola.
Non appena la parata ha termine, la città si trasforma completamente sotto gli occhi attenti e preoccupati degli oltre 1000 poliziotti schierati in ogni angolo della città. Il cuore di gente in trance adrenalinica si sparpaglia per strade e viuzze come un fiume verde che rompe gli argini. Adolescenti, madri, turisti, vecchi, bambini. “Kiss me I’m irish” è l’orgoglio che alcuni portano dipinto sulle guance. Nei pressi del Saint Stephen’s Green l’atmosfera è più musicale perché c’è un concerto di musica tradizionale organizzato. I giovani improvvisano mescolando balli di tutto il mondo, mentre gli anziani si muovono con più precisione ma con lo stesso entusiasmo. Un genio ha consegnato dei copricapo con trifogli molleggianti: chi viene da lontano rimane affascinato da un mare di “bobbling shamrocks”, come li definirà poi una giornalista del luogo.
Nei pub è quasi impossibile entrare. Anche il più sporco e nascosto è pieno zeppo di gente, tutti con la Guinness da 0,52 ben salda in mano. I baristi servono a ritmo serrato senza riposare le braccia. 3,5€ a bicchiere val bene uno sforzo in più. Oggi sembra che la felicità sia solo poter bere. Qualcuno inizia a strisciare sul pavimento avvicinandosi alla porta d’uscita. “Sorry, no childern” recita un cartello su quella porta, ma se ci fossero stati bambini dentro nessuno li avrebbe allontanati. Passa il tempo e arrivano le 23, ora in cui non si serve più da bere. I cappelloni verdi sfilano un po’ inclinati fuori dal pub. E’ stata una bella festa, nessuno si è fatto male e in pochi sono stati arrestati. Sempre meglio dell’anno scorso che aveva visto scontri, contusi e 700 persone in manette.
La parata è prevista per mezzogiorno ma alle 10 tutti sono già appostati lungo le transenne di O’Connell street. Non vale il freddo, non vale la pioggia. S. Patrizio si festeggia una volta all’anno e i dublinesi di restare a casa non ci pensano nemmeno. Un mare di gente (circa mezzo milione erano previsti dalle autorità) affolla i marciapiedi per la gioia di commercianti e di venditori improvvisati: quello che va più a ruba sono dei grossi cappelli verdi che sembrano la caricatura della vecchia tuba.
Per gli irlandesi il 17 marzo è un giorno sacro dove si festeggia il santo patrono, San Patrizio. E’ il carnevale locale, il momento che collega la fredda terra verde al caldo mediterraneo festaiolo. Non per niente questa celebrazione, esportata fino in America e Cina, è l’orgoglio di ogni autentico irlandese. Fiumi di birra (specialmente Guinness) bagnano le tavole e a poco servono gli appelli alla morigeratezza e al recupero dello spirito originariamente cristiano della festa. Quando si tratta di fare baldoria qua non si tira indietro nessuno.
Per la capitale, l’inizio ufficiale dei festeggiamenti è la partenza della parata dal centro. C’è di tutto: carri con statue di cartapesta, danzatori mascherati, bande musicali. Perfino ballerine di samba che fanno un po’ tenerezza a vederle seminude con la temperatura vicina allo zero. La voglia spasmodica di far festa ad ogni costo si può leggere sulla faccia dei presenti. Un gruppo di spagnoli canta scompostamente cori da stadio. Non si potrebbe bere per strada, ma loro sono ugualmente ubriachi perché hanno nascosto l’alcool dentro delle insospettabili bottigliette di coca-cola.
Non appena la parata ha termine, la città si trasforma completamente sotto gli occhi attenti e preoccupati degli oltre 1000 poliziotti schierati in ogni angolo della città. Il cuore di gente in trance adrenalinica si sparpaglia per strade e viuzze come un fiume verde che rompe gli argini. Adolescenti, madri, turisti, vecchi, bambini. “Kiss me I’m irish” è l’orgoglio che alcuni portano dipinto sulle guance. Nei pressi del Saint Stephen’s Green l’atmosfera è più musicale perché c’è un concerto di musica tradizionale organizzato. I giovani improvvisano mescolando balli di tutto il mondo, mentre gli anziani si muovono con più precisione ma con lo stesso entusiasmo. Un genio ha consegnato dei copricapo con trifogli molleggianti: chi viene da lontano rimane affascinato da un mare di “bobbling shamrocks”, come li definirà poi una giornalista del luogo.
Nei pub è quasi impossibile entrare. Anche il più sporco e nascosto è pieno zeppo di gente, tutti con la Guinness da 0,52 ben salda in mano. I baristi servono a ritmo serrato senza riposare le braccia. 3,5€ a bicchiere val bene uno sforzo in più. Oggi sembra che la felicità sia solo poter bere. Qualcuno inizia a strisciare sul pavimento avvicinandosi alla porta d’uscita. “Sorry, no childern” recita un cartello su quella porta, ma se ci fossero stati bambini dentro nessuno li avrebbe allontanati. Passa il tempo e arrivano le 23, ora in cui non si serve più da bere. I cappelloni verdi sfilano un po’ inclinati fuori dal pub. E’ stata una bella festa, nessuno si è fatto male e in pochi sono stati arrestati. Sempre meglio dell’anno scorso che aveva visto scontri, contusi e 700 persone in manette.
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