La vita dei pendolari, si sa, non è facile. Ma se a complicarla ci si mettono anche i treni ecco che allora la cosa si fa addirittura tragica. Pubblichiamo di seguito il contributo di uno studente (pendolare, evinciamo) iscritto al secondo anno di Informatica Umanistica che ha preferito restare nell'anonimato firmandosi soltanto "Odisseo". Questo è il resoconto della sua (appunto) "odissea". Siamo convinti che sia un modo originale e divertente per introdurre una questione, ahimé, spinosissima. A voi...
Ogni giorno a Pistoia Marco si alza, e sa che dovrà vivere un dramma per recarsi a lezione. Una sveglia spietata carpisce quella vittima dal mondo di Morfeo dove volava felice con donne belle e poco vestite e lo riporta all’incubo quotidiano, al Mostro enorme, interminabile, rumoroso, fetido e inarrestabile, almeno tra un guasto e l’altro: il treno.
Ogni giorno a Pistoia Luca si alza, spalanca le persiane ad un sole ridente, si stiracchia rilassato ed esclama felice: “Mondo, sto arrivando!”. L’orologio è un optional per lui, lo usa solo quando deve uscire con la sua ragazza. Così, tranquillissimo e in pigiama Luca si fa una bella colazione, infila i jeans e scende in cortile dalla sua fiamma: una Citroen C4 nuova fiammante. Sprofonda nel sedile in radica, fa partire a tutto volume il CD di Vasco e si appresta ad un’opera d’arte: pennellare la strada di traiettorie perfette che lo porteranno a parcheggiare sotto Palazzo Ricci con dieci minuti d’anticipo rispetto alla prima ora di lezione.
Marco si tuffa di corsa verso la stazione, si accalca in un groviglio di persone per salire sulla Bestia, dove è costretto a rimanere in piedi in balia dell’inerzia e nel raggio d’azione dell’ascella di un punkabbestia che ha appena fatto l’interrail senza lavarsi. Il treno ci mette dieci minuti a partire, e quando Marco arriva a Lucca si precipita al binario tre in tempo per vedere il suo treno per Pisa che sfila lento e inesorabile davanti a lui. Quando arriverà in facoltà resterà solo un quarto d’ora di lezione, ma Marco non lo saprà, perché alla stazione gli han rubato l’orologio.
Luca è felice come una Pasqua, si è fatto tutto il viaggio cantando inebriato dall’Arbre Magique e all’Autogrill ha bevuto il miglior cappuccino di sempre ed effettuato un pipì-stop in un bagno fatto di marmi intarsiati. A lezione prende appunti e fa interventi, domandandosi chi sia quello sfigato che arriva l’ultimo quarto d’ora dell’ultima ora.
Viceversa Marco non si accorge nemmeno che la lezione dura così poco, perché è già angosciato al pensiero del viaggio di ritorno. Così, quando alla stazione legge che il suo treno è stato soppresso gli cade la borsa e il suo sguardo si perde nel vuoto seguendo un’auto rossa che si allontana veloce, seguita solo dalla musica di Vasco.
Odisseo
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2 commenti:
apparte l'orologio mancante...ma sono ioooo!!!!!!mi hai fatto sorridere di me stessa...bel pezzo odisseo!
Hai davvero reso l'idea, già era terribile prendere il treno il lunedì alle 6 per partire e alle 18 del venrdì per tornare a casa, ora che ho lasciato la casa e dovrò farlo tutti i giorni mi viene male...
almeno sono preparata a quello ce mi aspetta da gennaio...
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