mercoledì, maggio 30, 2007

USCITO IL NR.4

Uscito il travagliato numero 4 de "L'ora d'Aria", lo trovate nei soliti posti (se no contattateci).
I contenuti:

LE OMBRE DELLA POESIA di Luca De Vito e Damiano Moscatelli

LA RISCOPERTA DELLA NECESSITA' DI PENSARE di Maria Serena Serra

I TAPPINI DI PLASTICA SERVONO REALMENTE! di una volontaria del CMSR

15 GIORNI, 1 CAPITALE E 3 ISOLE, LA GRECIA CHE NON SI DIMENTICA di Luca De Vito

ENRICO BRIZZI E IL TARDOADOLESCENTE ANNI '90 di Federica Bedini

PRIMI SGUARDI di Davide Parducci

LECTOR IN FABULA: "Il tuo nome" di Maria Surico, (senza titolo) di Sabrina Colandrea,
lector in prosa: "L'amore è slovacco" di Odisseo

5 commenti:

Anonimo ha detto...

E' scontatissimo un commento all’articolo: “Ammorbatrice di animi ingenui o strumento di riflessione?”, ma che vi devo dire, mi rassegno ad essere banale.
Se il tuo obbiettivo era quella di attirare l’attenzione con una provocazione, Luca, ci sei riuscito.
Certo, potevi scegliere un altro contesto, visto che una simile considerazione della poesia sbattuta sulla prima pagina di una rivista di Lettere è un po’ bizzarra… ma lasciamo stare.
Non so come fai ad affermare certe cose. La frase “Io non mi fido della poesia” per me è incomprensibile. Come è incomprensibile la tua concezione della poesia.
Come si può pensare alla poesia come a qualcosa che pretende di dare nozioni assolute? La poesia è qualcosa che nasce da emozioni fortissime del singolo, che è legata a un contesto, a un momento, a uno stato d’animo irripetibili. E’ l’espressione più pura ed alta dell’interiorità, e, secondo me (si può non essere d’accordo), la forma più raffinata di scrittura.
Chi fa poesia non vuole impartire una lezione, è semplicemente un atto di profondo, estremo coraggio. Perché quello che mostri sei tu allo stato puro. La tua anima nuda come un verme, posta davanti al mondo. Io non riesco a vedere altro, nella poesia. Uno che vuole scrivere frasi ad effetto probabilmente non scrive poesia, scrive una prosa esplosiva.
Scrivi: “Dio, l’amore… sono concetti su cui onestamente non possiamo dire granché: la poesia ha avuto la pretesa di farceli conoscere. Macellando cervelli e indirizzando su strade pericolose”. Pensa che danno terribile: una forma di scrittura ha tentato di dirci qualcosa sui più grandi temi dell’umanità! Eh già, è vero, non avrebbe dovuto farlo, ora siamo tutti dei romaticoni, degli ipersensibili, guardiamo con disgusto le imprese di Toni, sputiamo sui vari Moccia. Luca, ma stiamo parlando di una fiction televisiva o di poesia?! E’ assolutamente una forzatura trattare la poesia in questi termini. Macellare cervelli? Ancora nessuno si è ritirato a vita eremitica per non godere di altre bellezze che non siano quelle della donna amata come il Petrarca, mi sembra! Strade pericolose? Fammi degli esempi, perché io a questa proprio non ci arrivo.
Comunque sia, per me è assurdo mettere a paragone la comunicazione della poesia con qualsiasi altro genere di comunicazione. L’accostamento poesia-scienza è veramente mediocre. Te lo dico col cuore. Non perché io pretenda di dare lezioni di sensibilità, ma perché mi sembra rischioso (e ingiusto) buttare là che chi ama la poesia è poco meno di un debole di mente.
Ovviamente è tutta una mia considerazione personale, banale, inutile e scontata. Ma te lo dovevo dire.

Anonimo ha detto...

olleeee! siamo tornati!

Luca ha detto...

Cara Linda,
innanzitutto ti ringrazio per la risposta, l'intento dell'articolo era proprio quello di allargare il dibattito. Nessuna banalità e nessuna scontatezza, ma tanti nodi su cui discutere.

Entrando nel merito, smentisco subito un tuo assunto (a quanto pare) irremovibile: la poesia non è quello che pensi tu. O meglio, non tutta. A guardar bene il problema sta proprio qui: non esiste una definizione univoca di poesia. Per alcuni (come te, ad esempio) si tratta di "qualcosa che nasce da emozioni fortissime del singolo, che è legata a un contesto, a un momento, a uno stato d’animo irripetibili"; per altri si tratta di un modo di affermare la propria opinione; per altri si tratta di giustapposizione casuale di parole; per altri di una mistica descrizione del mondo.
Uno dei problemi su cui volevo porre l'attenzione è che non si fa abbastanza chiarezza su questo concetto. Ho sentito persone (persone che fanno lettere, sia ben chiaro!) dirmi che Povia fa poesia e dice cose giuste; ho sentito persone dirmi che un tramonto è poesia; ho visto persone che a lezione mentre si parlava di Dante ascoltavano musica pop dentro l'ipod. Mi domando: E' giusto difendere a spada tratta la poesia quando si conoscono a memoria le canzoni di Irene Grandi e non si è mai letto una riga di Shakespeare? E' giusto difendere chi spiattella una metafora tra due avverbi e si firma poeta? E' bene forse fare una distinzione all'interno di quel grosso calderone di cui stiamo parlando.

Anche perché se ci si lascia emozionare da una metaforina da quattro soldi è facile cadere nelle trappole di chi è in malafede. Prendi Povia: la metafora dei piccioni nasconde la metafora della coppia naturale, la difesa della coppia naturale nasconde l'omofobia. Ecco, cara Linda, cosa intendo per "Strade Pericolose". Un altro esempio? Guccini ha scritto per anni di politica con la ferma intenzione di convincere intere generazioni. Probabilmente c'è anche riuscito, ciò non toglie che si tratti un uso spregevole del linguaggio poetico (ma la poesia non era quella che non voleva dare nozioni assolute?). "Macellare cervelli" puoi intenderlo in questo steso modo.

C'è poi una tua frase curiosa che vorrebbe essere ironica: "Pensa che danno terribile: una forma di scrittura ha tentato di dirci qualcosa sui più grandi temi dell’umanità!". Sai cosa c'è di buffo in tutto questo? C'è che in molti preferiscono farsi dire qualcosa sui più grandi temi dell'umanità da un sonetto o da una rima baciata, mentre rifiutano (o peggio, ignorano)l'ampliamento di conoscenza portato da un saggio. Buffo no? Se davvero una cosa ti interessa, allora dovresti voler conoscerla nella maniera più esatta possibile! Ma pare che sia più comodo cullarsi sulle metafore brevissime che condensano concetti enormi...io sono convinto che tutto ciò faccia anche comodo a qualcuno più in alto di tutti noi...

Quello che voglio dirti è che mi spaventa l'uso della tecnica poetica in mani non poetiche. La metafora (strumento principe della poesia) è qualcosa di bellissimo ma che può essere mal adoperato, una lama a doppio taglio. Fiumi di interpretazioni possono celare nefandezze di ogni genere. In compenso la prosa non fa scherzi e ti mette a riparo da due pericoli: 1) se uno non sa scrivere si vede subito 2) se c'è qualcosa di losco dietro alle sue parole è facile smarcherarlo dato che l'interpretazione è più vincolata.

Detto questo non ho capito il pezzo su Toni, Moccia e la fiction. Che c'entrano? Non sono certo io che ho paragonato la poesia alle fiction televisive! Credo che sia sbagliato (e scorretto) continuare a fare un uso così criminale ed ampio del termine poesia...

Ringraziandoti per aver rotto il ghiaccio, ti invito a continuare a scrivere!

Un saluto

Luca

Anonimo ha detto...

Grazie a te per la risposta.
Purtroppo credo che il tema della discussione sia talmente vasto che non basterebbero mille di questi commenti per intenderci…
Esistono centinaia di forme poetiche, centinaia di modi in cui approcciarsi ad esse, centinaia di modi di intenderle, di concepirle, di goderle, eccetera … credo sia impossibile metterle tutte sullo stesso piano indicandole semplicemente con il termine “Poesia”.
L’analisi che fai è sottile, anche se forse un po’ imperiosa. E’ evidente che hai riflettuto a fondo su quello che affermi, che non parli a vanvera o per fare scandalo.
Cerco di risponderti e di spiegarmi meglio anch’io, anche se non è facile vista la vastità dell’argomento.

Non tutti si approcciano alla poesia in un modo tale da fare dei suoi concetti il proprio manifesto. Io posso apprezzare una metafora per le immagini che evoca o per il modo in cui è costruita, pur rimanendo distaccata dai concetti che esprime e/o nasconde, oppure semplicemente considerandoli per quello che sono, prendendo coscienza del fatto che esistono, stabilendo un confronto, e poi rimanendo sui miei passi.
Ritengo che ci siano modi molto più pericolosi ed efficaci della poesia di “macellare cervelli”. Chi sta in alto non credo faccia più di tanto affidamento su questa forma di scrittura per controllare le menti...

Chi trova più semplice leggere metafore e assimilare i concetti che esprimono, annettendole al proprio pensiero senza riflessione e senza documentazione (come appunto saggi critici, libri, eccetera) è probabilmente un soggetto controllabile (anche se, continuo a credere, in forme meno gravi di altre), ma non penso che quelli che procedono in questo modo siano numerosi. Si fa un uso molto più vasto di altri mezzi che possono controllare le menti.

Trovo opinabile il fatto che la scarsa capacità di scrivere si veda meglio nella prosa… credo che per fare poesia occorra una sensibilità difficilmente simulabile.
Su questo la pensiamo in modo opposto... io credo che la prosa, proprio perché più accessibile della poesia e dunque in grado di raggiungere un target molto più vasto, sia infinitamente più pericolosa. E qui ci sarebbe da aprire un altro dibattito enorme, ma cerchiamo di circoscrivere il topic e di restare nell’ambito della poesia.

Infine, scrivi: “Mi domando: E' giusto difendere a spada tratta la poesia quando si conoscono a memoria le canzoni di Irene Grandi e non si è mai letto una riga di Shakespeare? E' giusto difendere chi spiattella una metafora tra due avverbi e si firma poeta? E' bene forse fare una distinzione all'interno di quel grosso calderone di cui stiamo parlando”
Questo secondo me è il vero punto su cui discutere. Proprio perché non ci sono concezioni assolute della poesia, è difficile dare una risposta.
Credo che non valga sempre il de gustibus eccetera, tuttavia è difficile stabilire un limite tra quella che è poesia e quella che invece è solo una serie di frasi brevi con frequenti ritorni a capo. Ma non per questo si deve diffidare di tutta la poesia che non sia Shakespeare o Montale. Né si dovrebbero cercare le risposte istituendo paragoni con altre forme di comunicazione… in un confronto con la scienza è chiaro che la poesia esca sconfitta. Ma se anche fosse davvero una forma di controllo usato da qualcuno che sta in alto, farne a meno a me sembrerebbe un danno irreparabile…

Grazie per l’attenzione e scusa se nel primo commento sono stata un po’ brusca. Spero che anche qualcun altro abbia voglia di dirci la sua.

A presto

Anonimo ha detto...

la discussione si è già arenata?

scusate la sincerità, ma il lector in fabula di questo numero mi è sembrato penoso!
senza offesa agli autori..