credo che in questo periodo sia faticoso correr dietro a una convinzione tanto facilmente.
troppo alto il rischio di essere delusi. e del giorno in cui credi di essere felice rimane solo un bel ricordo alla luce di un computer da formattare, pieno di ricordi da buttare.
e le persone cambiano come ombre durante il giorno..prima sembrano così vicine, così delineate, quasi ti illudi di poterle afferrare...poi sul calar della sera sfumano, si allontano, si confondo in mezzo a milioni di ombre..e a noi non resta nient'altro che poetare, scrivere e cantare di queste maledette ombre...cercando di non farci troppo male..
sabato, aprile 29, 2006
giovedì, aprile 27, 2006
ESTEMPORANEA NR.2
State certi che, non appena la vita decelererà, troverò l'ispirazione. Ogni tanto bisogna pur essere al servizio delle parole. Mi sono messo in questo brutto guaio dell'estemporanea e devo cercare di non affogarci dentro. Non è la mia migliore performance, ma vi regalo queste quarantotto parole.
martedì, aprile 25, 2006
Estemporanea n°1
C’è una categoria di persone che proprio non sopporto. Sono quelli che hanno una filosofia approssimativa che li rende felici, quelli che sono sempre contenti perché ogni cosa che accade, bella o brutta che sia, rientra sempre in quel loro disegno bambinesco della vita. Questi non si pongono mai problemi perché sono convinti di sapere già tutto e godono nell’ostentare la propria puerile saggezza. Hanno valori consolidati dal tempo, certezze indissolubili, ragionamenti demenziali che non fanno una piega. Quando c’è qualcosa di inspiegabile poi, o lo fanno ricadere in una misteriosa volontà divina o semplicemente la ignorano. Troppo facile vivere così, troppo facile.
Mi è venuta un'idea
Lancio una proposta a tutti i curatori di questo blog. Postiamo delle riflessioni estemporanee. Non testi elaborati che magari ci impegnano e imbarazzano, ma qualcosa di istintivo e a tematica generale. Che ne dite? Poi magari ci insultano con i commenti ma forse ne vale la pena. Intitoliamo i post ESTEMPORANEA n°N.
lavori in corso
lunedì, aprile 17, 2006
9 e 10 maggio
Il 9 e il 10 maggio gli studenti dell'Università di Pisa votano per i rappresentanti nei consigli e per la componente studentesca nel comitato pari opportunità.
Ricordiamo che per il Consiglio del LEU è presente una sola lista:
LISTA: A’ LA QUEUE LEU LEU
MARE’ Maria Teresa
DE PALMA Nunzia Vincenza
SERRA Maria Serena
URSI Biagio Francesco
CORRADI Lorenzo
BUONAMINI Silvia
Ricordiamo che per il Consiglio del LEU è presente una sola lista:
LISTA: A’ LA QUEUE LEU LEU
MARE’ Maria Teresa
DE PALMA Nunzia Vincenza
SERRA Maria Serena
URSI Biagio Francesco
CORRADI Lorenzo
BUONAMINI Silvia
sabato, aprile 15, 2006
Cuochi malati, mensa chiusa
da ilTirreno
PISA. «Tutto il personale malato, mensa chiusa». Se si trattasse di una piccola mensa aziendale la notizia non farebbe affatto meraviglia. Ma se è la mensa universitaria di via Martiri, la cosa fa scalpore eccome. «È uno scandalo», ha commentato uno dei tanti studenti che ieri sera hanno trovato la struttura chiusa. Già dei grossi problemi c’erano stati giovedì, sempre a cena. Dei dieci cuochi del turno pomeridiano che solitamente stanno in cucina per preparare i pasti, non ce n’era neppure uno. Alcuni si erano ammalati nei giorni precedenti, altri si sono sentiti male all’improvviso. Fatto sta che giovedì, nel tardo pomeriggio, all’ingresso del turno serale, neppure un cuoco ha risposto all’appello. Tant’è che il presidente del Diritto allo studio universitario Aurelio Pellegrini e il direttore Lorenzo Rossi si sono mobilitati in fretta e furia. «Qui bisogna dare da mangiare agli studenti», ha detto Pellegrini «anche se mancano i cuochi». «Piatti caldi non se ne possono dare, ma cibi freddi ce ne sono in abbondanza e quindi basta organizzarsi bene per la distribuzione», ha aggiunto il direttore. «Mobilitiamo il personale che abbiamo e procediamo», ha ribattuto Pellegrini «a costo di metterci in fila noi a distribuire il cibo». Il personale in sala per fortuna ha risposto bene, cosicché è stato possibile improvvisare la cena per due-trecento studenti. Sono stati serviti affettati, yogurt, contorni, frutta e formaggi. Non sono mancati i mugugni da parte degli studenti, ma alla fine hanno fatto buon viso a cattivo gioco. Ieri sera è successo di peggio: mensa chiusa per assenza di personale. Chi ha letto il cartello già a pranzo, ha evitato di andare inutilmente a mensa. Gli altri, inconsapevoli, si sono giustamente arrabbiati trovando la mensa stoppinata.
PISA. «Tutto il personale malato, mensa chiusa». Se si trattasse di una piccola mensa aziendale la notizia non farebbe affatto meraviglia. Ma se è la mensa universitaria di via Martiri, la cosa fa scalpore eccome. «È uno scandalo», ha commentato uno dei tanti studenti che ieri sera hanno trovato la struttura chiusa. Già dei grossi problemi c’erano stati giovedì, sempre a cena. Dei dieci cuochi del turno pomeridiano che solitamente stanno in cucina per preparare i pasti, non ce n’era neppure uno. Alcuni si erano ammalati nei giorni precedenti, altri si sono sentiti male all’improvviso. Fatto sta che giovedì, nel tardo pomeriggio, all’ingresso del turno serale, neppure un cuoco ha risposto all’appello. Tant’è che il presidente del Diritto allo studio universitario Aurelio Pellegrini e il direttore Lorenzo Rossi si sono mobilitati in fretta e furia. «Qui bisogna dare da mangiare agli studenti», ha detto Pellegrini «anche se mancano i cuochi». «Piatti caldi non se ne possono dare, ma cibi freddi ce ne sono in abbondanza e quindi basta organizzarsi bene per la distribuzione», ha aggiunto il direttore. «Mobilitiamo il personale che abbiamo e procediamo», ha ribattuto Pellegrini «a costo di metterci in fila noi a distribuire il cibo». Il personale in sala per fortuna ha risposto bene, cosicché è stato possibile improvvisare la cena per due-trecento studenti. Sono stati serviti affettati, yogurt, contorni, frutta e formaggi. Non sono mancati i mugugni da parte degli studenti, ma alla fine hanno fatto buon viso a cattivo gioco. Ieri sera è successo di peggio: mensa chiusa per assenza di personale. Chi ha letto il cartello già a pranzo, ha evitato di andare inutilmente a mensa. Gli altri, inconsapevoli, si sono giustamente arrabbiati trovando la mensa stoppinata.
sabato, aprile 08, 2006
Ancora sulle droghe
L'attualità ci riporta a parlare di droghe. Sono uscite le tabelle della legge sulla droga (voluta dal centrodestra). Il consumo di cannabis è duramente punito mentre lo è un po' meno quello della cocaina. Per citare le parole di un noto politico italiano: ''In Parlamento, fanno tanto (e in tanti) i moralisti sulla droga. Ma se va un cane poliziotto a Montecitorio, prima gli va in tilt il naso, e poi si arrende...''
Dal Corriere.it
...all'inizio gli undici esperti della commissione avevano deciso di fissare le quantità di confine per circa centosettanta sostanze stupefacenti. Poi sono scesi a una cinquantina. E in tutta sincerità si sono concentrati particolarmente su poco più di una decina, le più usate. Ovvero: cocaina e cannabis, eroina, anfetamine, barbiturici, ecstasy, acidi. Hanno lavorato basandosi sui dati dei consumi e su quelli dei sequestri. E hanno fatto i conti con il boom dei consumi della cannabis (visto che quest'anno l'Italia è schizzata al settimo posto in Europa, superando per la prima volta l'Olanda) e anche della cocaina. Per la cocaina, alla fine, hanno tollerato un consumo personale fatto di una decina di «sniffate», calcolando che una sniffata è fatta di 20-30 milligrammi di polvere bianca per narice. Lo abbiamo già detto: quattro volte di più rispetto alle quantità ipotizzata nel 2003. Ma anche oltre tredici volte in più alle tabelle della legge del 1990 che considerava consumo personale di cocaina 150 milligrammi di principio attivo. La cannabis non c'era, in quelle tabelle.
Dal Corriere.it
...all'inizio gli undici esperti della commissione avevano deciso di fissare le quantità di confine per circa centosettanta sostanze stupefacenti. Poi sono scesi a una cinquantina. E in tutta sincerità si sono concentrati particolarmente su poco più di una decina, le più usate. Ovvero: cocaina e cannabis, eroina, anfetamine, barbiturici, ecstasy, acidi. Hanno lavorato basandosi sui dati dei consumi e su quelli dei sequestri. E hanno fatto i conti con il boom dei consumi della cannabis (visto che quest'anno l'Italia è schizzata al settimo posto in Europa, superando per la prima volta l'Olanda) e anche della cocaina. Per la cocaina, alla fine, hanno tollerato un consumo personale fatto di una decina di «sniffate», calcolando che una sniffata è fatta di 20-30 milligrammi di polvere bianca per narice. Lo abbiamo già detto: quattro volte di più rispetto alle quantità ipotizzata nel 2003. Ma anche oltre tredici volte in più alle tabelle della legge del 1990 che considerava consumo personale di cocaina 150 milligrammi di principio attivo. La cannabis non c'era, in quelle tabelle.
mercoledì, aprile 05, 2006
Nuova segnalazione
Dopo Nòva24ore, un altro blog ci ha segnalati! si tratta di Progetto Ghetto. Ringraziamo di cuore e ricambiamo il link nella colonna a sinistra.
FORZA!!!!
Il primo numero dell'ora d'aria è andato in archivio. In generale non è andata male, dobbiamo magari affinare qualcosa. Ma l'importante è non scoraggiarci vedendo il frutto del nostro lavoro snobbato da qualcuno o miseramente lasciato a marcire sui bacnhi della mensa o su qualche panchina. Ci sono stati anche molti che invece hanno portato il nostro giornalino a casa, lo hanno letto, lo hanno sfogliato attentamente e qualcuno ha anche di chiesto di poter collaborare. Inoltre al giorno d'oggi è sempre più difficile stupire e far incuriosire la gente. Quindi Forza Ragazzi! Forza lettori! Uscite dall'anonimato di chi ha un atteggiamento menefreghista rispetto a tutto. Dimostriamo a chi ci accusa di essere morti e senza idee da perseguire che non è assolutamente così!! E cresciamo imparando a ragionare e ad usare il nostro cervello.
sabato, aprile 01, 2006
Dal numero zero
Per allargare un po' il dibattito, che latita, in questo blog, abbiamo deciso di pubblicare anche gli articoli del numero zero (oramai introvabile, mi dispiace) de L'ora d'Aria. Questo è un pezzo mio sulle DROGHE. Invito gli altri a fare altrettanto.
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Il più delle volte, l’atteggiamento demonizzante nei confronti dell’assunzione di sostanze stupefacenti attinge le proprie argomentazioni da quel triste e variegato “panorama umano” che fa di questa pratica uno strumento per sfuggire all’angoscia esistenziale senza rendersi conto di sprofondare nell’ancor più angosciante trappola della tossicodipendenza e dell’abuso. Ciò che spaventa di più gli uomini comuni, sono le conseguenze fisiche e psicologiche di un simile gesto: tutti quanti conosciamo i danni più gravi che causano determinate sostanze e tutti quanti inorridiamo leggendo libri e guardando film come “I ragazzi dello zoo di Berlino”.
Ciò che però non tutti conosciamo è la differenza che esiste (anche negli effetti) tra i vari tipi di droga; e non tutti conosciamo neppure le innumerevoli testimonianze di illustri artisti, filosofi e scrittori i quali ne hanno fatto uso e hanno saputo porsi di fronte all’argomento con atteggiamento critico ed imparziale.
L’artista, in quanto tale, è (o dovrebbe essere) libero dal giogo della cosiddetta “morale comune” e subisce il fascino della droga. Questo fascino non deriva dalla pura e semplice trasgressione, bensì prende corpo nel momento in cui l’effetto della droga lo trasporta in una nuova dimensione e gli conferisce un modo per riuscire a prescindere dalla piatta, consueta, pianificata e tradizionale visione del mondo.
Non si tratta di evasione o incapacità di affrontare la vita; non si tratta di affogare le proprie delusioni o di crearsi un mondo alternativo in cui spassarsela serenamente infischiandosene della vita: si tratta di sviluppare un nuovo punto di vista, di assumere una prospettiva “quintessenziata” e totalmente nuova. Si tratta di "Lanciare", insomma, "il proprio cervello oltre il confine stabilito che qualcuno ha tracciato ai bordi dell’infinito" (per usare le parole di F. De Andrè).
Aldous Huxley, dopo aver assunto Mescalina, si sofferma ad osservare il drappeggio della veste della Giuditta di Alessandro Botticelli e, come folgorato, inizia a ripete in maniera ossessiva la frase "Ecco come bisognerebbe vedere!"; lo scrittore, una volta tornato in sé, spiega come l’assunzione di mescalina conferisca per un periodo limitato quella capacità contemplativa che è propria dei grandi artisti e di tutti coloro che dedicano corpo e mente alla vita contemplativa.
Leggendo queste pagine sono riaffiorate subito alla mia memoria le grandi opere di Picasso che nella loro ricerca di sintesi cubista manifestano una particolarissima visione della realtà da parte dell’autore; oppure le liriche di Baudelaire che hanno volto il loro oscuro ed enigmatico sguardo verso le segrete corrispondenze tra le zone più occulte della natura e le manifestazioni attraverso cui l’uomo le percepisce; oppure ancora i grandi testi della letteratura del ‘900, da Pascoli a Ungaretti, che, riprendendo in diversi modi il concetto di simbolismo, hanno fornito una nuova visione del mondo del tutto alternativa a quella tradizionalmente conosciuta.
Sono cosciente dell’assoluta scarsezza di valore scientifico di tali affermazioni e consapevole di non aver trattato neppur minimamente il lato scientifico della faccenda (cioè gli effetti delle sostanze sul corpo umano), ma voglio comunque lanciare quest’ultima domanda: non sarebbe più giusto, alla luce di queste riflessioni, che la coscienza comune degli esseri umani si ponesse in maniera maggiormente critica rispetto ad un simile argomento? Ai posteri l’ardua sentenza...
Luca De Vito
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Il più delle volte, l’atteggiamento demonizzante nei confronti dell’assunzione di sostanze stupefacenti attinge le proprie argomentazioni da quel triste e variegato “panorama umano” che fa di questa pratica uno strumento per sfuggire all’angoscia esistenziale senza rendersi conto di sprofondare nell’ancor più angosciante trappola della tossicodipendenza e dell’abuso. Ciò che spaventa di più gli uomini comuni, sono le conseguenze fisiche e psicologiche di un simile gesto: tutti quanti conosciamo i danni più gravi che causano determinate sostanze e tutti quanti inorridiamo leggendo libri e guardando film come “I ragazzi dello zoo di Berlino”.
Ciò che però non tutti conosciamo è la differenza che esiste (anche negli effetti) tra i vari tipi di droga; e non tutti conosciamo neppure le innumerevoli testimonianze di illustri artisti, filosofi e scrittori i quali ne hanno fatto uso e hanno saputo porsi di fronte all’argomento con atteggiamento critico ed imparziale.
L’artista, in quanto tale, è (o dovrebbe essere) libero dal giogo della cosiddetta “morale comune” e subisce il fascino della droga. Questo fascino non deriva dalla pura e semplice trasgressione, bensì prende corpo nel momento in cui l’effetto della droga lo trasporta in una nuova dimensione e gli conferisce un modo per riuscire a prescindere dalla piatta, consueta, pianificata e tradizionale visione del mondo.
Non si tratta di evasione o incapacità di affrontare la vita; non si tratta di affogare le proprie delusioni o di crearsi un mondo alternativo in cui spassarsela serenamente infischiandosene della vita: si tratta di sviluppare un nuovo punto di vista, di assumere una prospettiva “quintessenziata” e totalmente nuova. Si tratta di "Lanciare"
Aldous Huxley, dopo aver assunto Mescalina, si sofferma ad osservare il drappeggio della veste della Giuditta di Alessandro Botticelli e, come folgorato, inizia a ripete in maniera ossessiva la frase "Ecco come bisognerebbe vedere!"; lo scrittore, una volta tornato in sé, spiega come l’assunzione di mescalina conferisca per un periodo limitato quella capacità contemplativa che è propria dei grandi artisti e di tutti coloro che dedicano corpo e mente alla vita contemplativa.
Leggendo queste pagine sono riaffiorate subito alla mia memoria le grandi opere di Picasso che nella loro ricerca di sintesi cubista manifestano una particolarissima visione della realtà da parte dell’autore; oppure le liriche di Baudelaire che hanno volto il loro oscuro ed enigmatico sguardo verso le segrete corrispondenze tra le zone più occulte della natura e le manifestazioni attraverso cui l’uomo le percepisce; oppure ancora i grandi testi della letteratura del ‘900, da Pascoli a Ungaretti, che, riprendendo in diversi modi il concetto di simbolismo, hanno fornito una nuova visione del mondo del tutto alternativa a quella tradizionalmente conosciuta.
Sono cosciente dell’assoluta scarsezza di valore scientifico di tali affermazioni e consapevole di non aver trattato neppur minimamente il lato scientifico della faccenda (cioè gli effetti delle sostanze sul corpo umano), ma voglio comunque lanciare quest’ultima domanda: non sarebbe più giusto, alla luce di queste riflessioni, che la coscienza comune degli esseri umani si ponesse in maniera maggiormente critica rispetto ad un simile argomento? Ai posteri l’ardua sentenza...
Luca De Vito
Qualche novità
-L'accordo per il finanziamento del prossimo numero dovrebbe essere arrivato in porto.
-L'idea che abbiamo per il numero 2 è questa: 12 pagine e un minor numero di copie. Che ne dite?
-Dal terzo o quarto numero in poi (se non riusciamo ad accedere ad altri fondi messi a disposizione dall'università o da bandi etc.) pensavamo di ricorrere all'inserimenti di alcune pubblicità. Sia ben chiaro: si tratta di sopravvivenza e nessuno di noi ci guadagnerebbe nulla.
-L'idea che abbiamo per il numero 2 è questa: 12 pagine e un minor numero di copie. Che ne dite?
-Dal terzo o quarto numero in poi (se non riusciamo ad accedere ad altri fondi messi a disposizione dall'università o da bandi etc.) pensavamo di ricorrere all'inserimenti di alcune pubblicità. Sia ben chiaro: si tratta di sopravvivenza e nessuno di noi ci guadagnerebbe nulla.
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