venerdì, giugno 16, 2006

L’angolo del pallone

9 luglio 2006. Per molti magari una data come tutte le altre senza alcun significato particolare. Per qualcuno può indicare la partenza per le meritate vacanze. Può evocare un ricordo passato, un anniversario, un compleanno. Per gli appassionati è semplicemente il giorno della finale dei mondiali di calcio. Un evento impossibile da non seguire, una competizione che da sempre regala emozioni fortissime ed ha il pregio di unire il laziale al romanista, il fiorentino allo juventino, il milanista all’interista. Durante il mondiale tutti noi ci facciamo più o meno trasportare da quella palla rotonda presa continuamente a calci da più di un secolo da ogni sorta di persone. E che da quando è stata inventata sprigiona brividi intensi. Per scadere nella banalità come rimanere indifferenti all’esultanza di Tardelli dopo il secondo gol segnato nella finale del 1982? Tutta l’Italia era percorsa da un sentimento comune di gioia impazzita. Un’emozione che tutti ci auguriamo di poter vivere in questo inizio d’estate che sta per arrivare. E allora via ai commenti, via alle accese discussioni al bar mentre prendiamo il caffè, via alle mille e più formazioni escogitate da noi innamorati della favola del calcio che giochiamo a sentirci allenatori. “Totti ce la farà? ”, “Gioca Gilardino o Del Piero?”. Iniziano i sogni di festa, iniziano le scaramanzie e iniziano anche i preparativi in caso di vittoria (ma questo nessuno lo dice perché teme di portare sfortuna…). L’Italia cambia in quei giorni e si riunisce tutta insieme davanti alla televisione, in compagnia o da soli, davanti ai maxischermi nelle piazze. Nessuno parla d’altro che di Toni e De Rossi, Gattuso e Pirlo, Buffon e Nesta. Al fischio d’inizio tutto sparisce e si trattiene il fiato per novanta minuti cercando di incitare e fare la nostra parte per spingere gli azzurri alla vittoria. Ci sentiamo partecipi di una sorte comune e sembra di essere tirati in ballo direttamente, come se avessimo il potere di cambiare la storia con un solo piccolo gesto o parola. Poi il campo. Inutile dire che nello stivale c’è grande ottimismo per la nona coppa F.I.F.A., e ci sono tutte le ragioni per sperare di alzare quella tanto agognata coppa. La nostra nazionale è forte in tutti i reparti. Al vederla dal di fuori non ha punti deboli tranne uno storico: il carattere. Negli ultimi anni siamo andati incontro a delusioni immense per mancanza di concentrazione, per aver erroneamente sottovalutato l’avversario. Così facendo la Corea diventa l’Argentina e la Danimarca il Brasile. Proprio la selecao è la maggiore indiziata alla vittoria finale per la straordinaria qualità dei suoi campioni. Uno su tutti quel Ronaldinho che sta facendo magie. Ma i verdeoro sono notoriamente e da sempre scarsi in difesa e se Toni e Totti riusiciranno a esprimersi come sanno il risultato è tutt’altro che scontato. Infine ci sono le outsiders. In primis la Germania padrona di casa che certo non sarà la squadra che abbiamo surclassato a Firenze. Il giocare tra le mura amiche infonderà forza ai tedeschi e dovremo stare ben attenti. Poi l’Argentina, ovviamente, che non ha nomi altisonanti ma potrà contare sul talento di Messi, uno che ce ne farà vedere delle belle per i prossimi quindici anni, e dei bomber Tevez e Crespo. Quindi staccate da questo gruppetto vengono le solite note:Olanda, Inghilterra, Francia, Repubblica Ceca. E attenzione andrà riservata anche agli USA che stanno crescendo a livello calcistico. Insomma si prospetta un mondiale di tutto rispetto, che ci proporrà colpi di scena sicuri. La speranza di tutti è che alla fine vinca lo spettacolo sia in campo che sugli spalti. Una partita vissuta nella tranquillità e nella serenità senza vandalismi e gesti stupidamente estremi è uno spettacolo stupendo. Le coreografie, il tifo, il pubblico, i cori e i colori dello stadio sono bellissimi. Se poi sopra di tutti si innalzeranno l’azzurro e il tricolore tutto sarà ancora più indimenticabile…

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